Cimino: "Donatella Argirò, la bellezza"

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Donatella Argirò
  16 maggio 2025 20:02

di FRANCO CIMINO

Donatella era bella. E lo è, ancora bella. Sempre lo sarà. Che la Bellezza mica sfiorisce. Mica finisce o scompare. La Bellezza resta. Negli sguardi. Neo sorrisi. Nelle parole. Nei gesti. Nei fatti. Da tutto ciò che essa emana. Donati. Donatella aveva gli occhi belli. Ha gli occhi belli. Grandi e celesti. Luminosi. Parlanti. Eloquenti. Con quegli occhi scrutava i segreti della Bellezza. E guardava anche là dove la Bellezza non c’era. Ovvero, nessuno la vedeva. Dove c’era il dolore, guardava. La malattia. La perdita. Il vuoto. L’assenza. La sofferenza e il dolore. Guardava. In tutti gli spazi e le persone che soffrivano di questo. E incoraggiava a trovare i nessi tra quella realtà dura e la bellezza vera, mentre gli spazi in cui perdita, assenza, dolore, si manifestavano, lei carezzava. E di pensieri profondi e gesti concreti riempiva, affinché potesse lei stessa incoraggiare quanti tra noi pigramente e insensibilmente se ne ritraevano.
Donatella aveva il sorriso bello. Ha il sorriso bello. Sempre aperto, anche quando sentiva il proprio dolore. La propria difficoltà a gioire. Luminoso pieno di luce, il suo sorriso. La luce che le veniva dal cuore e dal cielo. Luce di speranza in quell’ottimismo, che diffondeva, contagiando chi lo riceveva. Era come se dicesse, e ci dirà sempre :” C’è tempo ancora. Non importa quanto, se ci metti la vita dentro. La tua e quella degli altri.“ Aveva un cuore enorme. Disteso. Come il mare e il cielo, che lei tanto amava. Mai lamentava una sua sofferenza, ovvero mai la poneva davanti agli altri. Venivano prima le persone del dolore e delle difficoltà, donne, bambini, anziani, che, apparentemente o realmente, non potevano vivere nella pienezza delle forze personali la propria vita. Quelle, in particolare, alla cui propria personale difficoltà si aggiungevano gli ostacoli posti dalla società. E dalle stesse singole persone in esse, quando restavano indifferenti. E quando avevano sempre qualcosa da fare per non fare nulla per gli altri. Io tra questi. Con maggiore attenzione volgeva il suo sguardo a chi, nella sofferenza, si costringeva a vivere nella sofferenza più grande, la solitudine. Non quella voluta. Ma quella costretta dall’egoismo individuale e sociale. Ovvero, dall’ignoranza delle istituzioni, rese insensibili da uomini insensibili. Il suo impegno “ istituzionale” nelle commissioni per i problemi sociali, è stato coraggioso e intelligente. Donatella aveva la bellezza della parola. Amava la parola. Ne coglieva, soprattutto, l’estetica che la rendeva poetica quando si fa sentimento. Sentire con il proprio cuore i battiti del mondo. Amava la parola per la generosità della stessa, nel rendersi utile per la comunicazione. E nella relazione umana. Anche nella doverosa necessità di dire agli altri. Specialmente, di ciò che non è sempre dato a vedere. Scriveva per sentire e e trasmettere il suo sentire. E da giornalista autentica. Per informare. E denunciare ciò che non va. Per proporre soluzioni ai problemi che ostacolano la vita delle persone e stringono nella morsa delle contraddizioni la società. E parola bella, sana, generosa, buona, diceva. E parole tante, sobrie, di sana cultura nutrite, scriveva in testi diversi e in numerosi articoli. Specialmente, quelle sulle tematiche sociali. La vita di Antonella è stata, si direbbe breve, per l’età in cui, questa, si è onclusa. È stato, tuttavia, lungo il suo cammino all’interno di essa. Con le sue gambe che dicevano più affaticate, è andata sempre più avanti a noi. Più avanti di noi, che restiamo fermi sulle nostre pigrizie e sulle nostre mediocrità. Sulle nostre indifferenze anche vili. Come pochi, anche nelle scelte esistenziali, lei è andata sempre dove noi non saremmo arrivati mai, se non da lei condotti. Donatella amava profondamente. La vita. E l’Amore. E Amore ha donato. E tanto ne ha ricevuto. In particolare, dall’uomo bello che le è stato sempre accanto. Una lezione! Anche questa di Donatella ci resterà. Dovremmo, però, impararla meglio. Scusandoci, con noi stessi e con lei, quanti non le siamo stati accanto come avremmo dovuto, stupidi come sempre siamo per non saper profittare della grandezza dei migliori. Per miglioraci noi. Grazie Donatella di esserci stata.

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