di FRANCO CIMINO
“Santo subito“ era scritto nei tanti striscioni enormi e nei cori e canti che si levavano dalla piazza il giorno dei funerali di Giovanni Paolo II. Ventuno anni fa. Era questa la richiesta forte del popolo di Gesù. E Santo Subito, dopo soli pochi mesi, Carol Wojtyla, è stato proclamato. “ Santo già” , Francesco, non ha avuto bisogno di essere acclamato in quella stessa piazza. Oggi. La vita di Giorgio Bergoglio, è stata votata alla santità. Il suo Pontificato è stato il campo in cui Sua santità ha trovato accoglimento. Quando la Chiesa lo proclamerà, sarà solo per una questione formale, dove l’unico punto è quello di trovargli un posto nel calendario dei santi. Francesco è Santo da prima. È diventato nelle Sue preghiere per il mondo della sofferenza. Lo è stato per il Vangelo, che ha predicato. E praticato. Nelle periferie più lontane dai ristretti luoghi dove l’opulenza diventava sempre più lo schiaffo forte all’uomo. Lo stesso che ha ricevuto Gesù. Con gli sputi e le frustate nel corpo. Quell’opulenza ipocrita e vigliacca, che scarta gli esseri umani allo stesso modo in cui scarta a quintali il cibo che gli vomita addosso per l’egoistico sovrariempimento dello stomaco. La santità Bergoglio se l’é conquistata lungo le strade sporche, fangose, polverose, rotte, lungo le quali ha camminato con quelle sue scarpe nere, consumate, vecchie, che ha tenuto ai piedi, per sua volontà, anche nella semplice cassa di legno, che custodito il suo corpo mortale. La santità Francesco l’ha ricevuta facendosi, da Papa, il più umile servitore del popolo di Dio. E di tutti i popoli, senza alcuna distinzione rispetto alla fede per il suo Dio o ad altre fedi religiose. La santità Francesco, l’ha conquistata senza chiederla. Neppure aspirandovi, ché anche questa aspirazione sarebbe stata una spiacevole ambizione di chi pensa solo a se stesso, in questo mondo di infiniti conflitti. E insistenti volontà di primato. L’ha conquistata da Pontefice Massimo, che da subito ha rifiutato le vesti pregiate, l’oro e tutti i simboli che la Chiesa anticamente trasferisce ai pontefici per dar loro la potenza. Quella del potere, qui, terreno. Bergoglio ha rifiutato anche il trono dei papi. Sedeva sempre, anche nelle assemblee e negli incontri ufficiali, in semplici sedie. Oppure, tra le persone semplici quando incontrava nei propri paesi i poveri, i malati, gli emarginati, gli abbandonati, sedendosi in mezzo a loro. In Africa, in Asia Nelle periferie sudamericane, nei villaggi e nelle tendopoli dove schiacciati tra loro come formiche sopravvivono appena, gli esiliati, i profughi, i cacciati dalle loro terre. I respinti dalle nuove. Egli sedeva sempre in mezzo a loro. Nelle nelle strade davanti alle stazioni dove muoiono i “barboni”, nelle cadenti baracche dove venivano nascosti alla vita i migranti. Ovvero, quelli che sono riusciti a raggiungere le coste dalle quali li si vorrebbe cacciare tutti, come delinquenti e cani rognosi.
La santità se l’è conquistata, Francesco, parlando come Gesù ha insegnato. E come Gesù ha chiesto ai suoi apostoli di vivere. E di parlare. La verità, parlare la Verità. Non della verità, ma la Verità. Quella per affermare la quale il suo Gesù è sceso in terra. Quella per difendere la quale, Gesù è stato ucciso dopo inenarrabili sofferenze. La Verità, che è stata scritta all’atto della creazione, per chi crede nel Dio unico e creatore. O scritta dalla Natura all’atto della nascita di ogni uomo, la Verità della Ragione per chi non crede. La Verità è che tutti gli esseri umani sono uguali. E sono uguali in quanto persone. E tutte le persone sono uguali perché ciascuna di essa è Persona. L’essere umano, cioè, ricco di sé. Persona piena di dignità. Ricca della sua umanità. La Santità Francesco l’ha ottenuta quando, contestati e sfidati i potenti alla Pace e all’Amore, ha svuotato il potere della sua arroganza, del suo concepirsi onnipotente, padrone, nelle mani di pochi uomini cinici e indifferenti, della vita delle cittadini. E decisore della morte. Di uomini e donne. Di bambini. Della Natura. Decisore delle guerre e sulle guerre. Quella globale della povertà e della fame. E quelle regionali armate e strategicamente distribuite sul pianeta. Svuotato il potere per riempirlo di parti importanti della Verità. La Politica, la più alta forma di carità e il più umile gratuito servizio agli uomini. All’uomo. Gli ideali. Di Giustizia. Di Libertà. Di solidarietà. Di eguaglianza. Del valore della moralità. E dell’educazione istituzionale, quale si ha nel rispetto delle istituzioni e nella responsabilità di rappresentarle con “disciplina e onore”, per dirla all’italiana. Francesco è Santo già. Tutto quello che oggi, tra bontà e strumentalità, sincerità e ipocrisia, tra fede e diavoleria, con quel sagrato e piazzale divisi in due e ogni singola parte divisa a metà, si è svolto in Piazza San Pietro conta poco. La Pace che è bestemmia per taluni, è la strada che Francesco ha aperto nel cuore degli uomini di buona volontà. Lui dal Cielo, dove chiederà rinforzi di santi, aiuterà gli uomini e le donne buoni e sinceri a perseguirla. Ché i “santi già” in terra, non ingannano mai. Se non hanno vinto ancora. Vinceranno, qui, tra poco. Ora. Francesco è andato via da qui, ha concluso il cammino terreno come ha desiderato. L’ha chiesto a Dio, che l’ha accontentato. Io sono credente e ho immaginato che nei gironi difficili in ospedale Egli abbia parlato con il Signore, che lo stava chiamando a Sè per farlo finalmente riposare dalle fatiche e dalle sofferenze. E gli abbia chiesto qualche giorno in più. Gli attribuisco queste parole:” Signore aspetta, non è che io non sia pronto. Quel che mi hai chiesto, in ultimo dodici anni fa, l’ho fatto. Magari, non come avresti voluto Tu, la Pace infatti non c’è. Con la guerra c’è ancora ingiustizia e povertà, ma io questo povero uomo sono. Aspetta ancora. Sono pronto, lo sai. Ma voglio vedere ancora per l’ultima volta il tuo popolo. Carezzarlo. Salutarlo. Pasqua è arrivata. E io vorrei risorgere con te, lo stesso giorno.” E il Signore l’ha accontentato. Un premio qui, prima di quello eterno. Francesco se lo meritava. Era già Santo. Per questo, oggi, dal dolore in Piazza SanPietro, si è passati alla gioia della piazza davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore. La gente lì cantava, lo chiamava ritmando il nome come si fa nei concerti. Gioiva e rideva. “Abbiamo accolto un uomo vivo, non un uomo morto.” Ha detto una giovane donna sorridente. “ La piazza era in festa, non l’avete visto? Abbiamo cantato, lo abbiamo acclamato, chiamandola per nome, abbiamo quasi ballato. Francesco è vivo. Resta nei nostri cuori. Per sempre. “
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736