di FRANCO CIMINO
Questa notte, un nuovo bombardamento su Gaza. È stato colpito, da un nuovo raid israeliano, l’ospedale Battista.
Completamente raso al suolo. Un poco più avanti, un altro luogo in cui si curano i feriti più gravi, dopo la distruzione di quasi tutti gli ospedali. E un piccolo spazio all’interno del quale sono conservate le bombole d’ossigeno per rianimare i feriti più gravi. Non si sa al momento se e quante vittime vi siano state. Di certo, vi sono molti bambini. Stamattina, invece, missili russi sono piovuti sul nord dell’Ucraina. A Sumy, cittadina popolosa e importante. La vile operazione è avvenuta con la solita tecnica militare di Mosca, un primo attacco, poi un breve lasso di tempo per radunare persone attorno ai feriti e ai morti, quindi nuovo lancio più mirato di missili sugli obiettivi umani inermi. Non si contano ancora tutte le vittime. Al momento si dice di trentadue, di cui molti bambini. Ma sotto le macerie di molti palazzi si trovano più di un centinaio di persone.
Anche lì sotto, tanto bambini. E tante donne. È certa, però, sui due campi di rovine, la continuazione della barbarie su due terre ormai totalmente bruciate, sotto e accanto alle città totalmente distrutte. Cos’altro si pretende ancora da questa assurda guerra, che si fa addirittura più criminale di quanto già in sé non sia? Dietro la parola tregua e ai margini dell’accordo di sospensione dei bombardamenti, c’è solo l’allungarsi del veleno dell’odio, che non s’arresta neppure dinanzi alla più feroce delle mattanze. Oggi in due terzi del mondo, la cristianità celebra la domenica delle Palme. Si rinnova in tutte le chiese cattoliche il rito dell’ingresso festoso di Gesù a Gerusalemme. Ingresso trionfale fra due ali di folla, che lo salutano come un re. Gesù non volle essere re, inteso anche allora come padrone delle vita degli esseri umani. Sempre sudditi e schiavi. Non volle essere padrone assoluto della morte. Non re, quale dominatore e possessore di beni e ricchezze. E come forza autoritaria che si imponga sulle leggi e sui diritti umani, che le leggi umane informano. Il primo diritto che Gesù, entrando in Gerusalemme, ha declamato é quello della Giustizia. E dell‘Eguaglianza, senza la quale la Giustizia non è. In essa anche il diritto al godimento dei beni per tutti, nella cancellazione della povertà. In particolare, quella determinata dall’egoismo dei pochi, che rubano le ricchezze della terra e della vita. Il Diritto alla Libertà. Per tutti gli esseri umani. Per tutti i popoli. Libertà delle terre, cui gli esseri umani e i popoli hanno diritto. Per vivere liberi e in fratellanza con gli altri popoli.
Liberi in libere terre. Diritto, come primo approdo alla Pace. La Pace vera, che tutti questi diritti contiene, valorizza difende. Diffonde. La Pace universale, che dall’amore per tutti gli uomini discende. Amore che é Vita. E Vita crea, Vita difende. Vita celebra in ogni momento. La domenica delle Palme, é, pertanto, festa universale. Essa va oltre lo spirito e il credo religioso che l’ha, in qualche modo, codificata nel tempo. Gesù per i cattolici è il figlio di Dio, che viene a liberare il mondo dalla cattiveria e dai peccati che in esso si attivano, come male che male sputa. Ma Gesù é figura straordinaria per tutti le fedi e religioni, tutte le laicità e tutti gli agnosticismi. Lo è, soprattutto, per chi non crede in alcun Dio. Gesù per tutti è il liberatore, coraggioso e fiero, del mondo dalle ingiustizie che lo opprimono. Il liberatore dei popoli dai tiranni. Il liberatore degli uomini e delle donne dalle prigioni in cui vengono incatenati da uomini brutti, arroganti, prepotenti, mediocri. Piccoli e mediocri uomini di potere, che fanno della forza fisica, quella muscolare e quella delle armi, lo strumento attraverso il quale assoggettare gli esseri umani. E creare quelle situazioni di ingiustizia fondate sulla ricchezza prepotente e sulla povertà da essa determinata.
Oggi Gesù, Cristo figlio di Dio, Gesù il liberatore, Gesù il Salvatore, non è entrato a Gerusalemme. È stato fermato prima, insieme ai convogli umanitari che portano cibo, pane e acqua, medicine e coperte. Tende. Medici e soccorritori. Gesù è stato fermato lì. Vorrebbe entrare in quell’inferno, per iniziare la Sua passione prendendo sulle spalle quella del popolo ucraino e di quel che resta di quello palestinese. Portare quella Croce, alleviandola dalle spalle troppe fragili di chi soffre pene inenarrabili. Ma non può. Neppure Lui può. E soffre. Di quel dolore. Assurdo. Il più ingiusto. E guarda ferito e sgomento verso di noi. Immobili e indifferenti. Quelli che stiamo da questa parte, a far festa, con parenti e amici. Che un’altra Pasqua sta arrivando, con uova di cioccolato e dolci sempre più costosi.
E tanti agnelli e i capretti che allieteranno, uccisi e ben infornati, la nostra tavola. Venerdì il nostro Gesù morirà. E non risusciterà. Almeno qui. Attenderà di riprendere vita quando le morti saranno cessate nell’altra parte del mondo. E i bambini avranno ripreso a giocare nei prati. E a studiare nelle scuole.
Franco Cimino
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