
di FRANCO CIMINO
Sono uscito adesso dal cimitero della Città. Sono andato a rendere omaggio a una grande Donna, Lorenza Rozzi. Tornava dopo brevissimi anni dalla sua Reggio Emilia nella quale si era portata a riposare dalle grandi fatiche di una vita spesa interamente per il lavoro, sempre al servizio “gratuito” delle persone, specialmente dei più deboli. Reggio Emilia è la sua città d'origine, dove vi è il figlio e la sorella (il fratello vive a Ravenna) e i familiari più stretti che le sono rimasti. Vi era andata a riposare anche il dolore che da alcuni anni sempre più le stringeva il cuore. Quello della perdita del suo amato compagno, tanto amato che a lui, medico apprezzato e uomo di cultura vasta, di Catanzaro e in Catanzaro, era riuscito a rapirla dalla sua amata Emilia Romagna.
Ha espresso due volontà, Lorenza, la bella donna alta e bionda, occhi celesti, mente fertile, tutta bella, dal cuore agli occhi. La prima: consegnare i suoi ultimi battiti alla sua terra d'origine, quella che l'aveva vista anche bambina “combattente”, con i suoi sentimenti, nella Resistenza, e nella quale aveva formato il suo carattere combattivo, la sua cultura democratica, la sua passione per la libertà, la sua tenace voglia di giustizia e verità. Tutti valori che dai suoi dieci anni sono poi cresciuti con lei. La seconda: tornare nell'altra sua città, l’amatissima Catanzaro, nella quale ella ha condotto grandi battaglie per i diritti civili. E, anche qui, per le tematiche più importanti che riguardano la vita dell'uomo e la salute della società. Il lavoro e la casa per tutti, la difesa dell'ambiente, dal mare al cielo ai fiumi. Il diritto alla vita e alla libertà. Soprattutto, della donna in tutti i processi in cui la sua vita e tutto ciò che di vita è dentro di lei, si esprimono, vivono, di dignità e sicurezza si muovono.
E ancora la giustizia sociale, condizione ineliminabile per l'affermazione della giustizia in quanto tale, in ogni ambito in cui gli uomini hanno relazioni tra loro e con le istituzioni. La giustizia sociale che rompa le divisioni di classe insopportabili, quelle soprattutto che dividono il mondo ormai tra i pochi ricchi che hanno tutto, e tutti gli altri che hanno bisogno progressivamente di tutto, mentre quelli che non sono ormai più una piccola minoranza hanno bisogno anche dei beni essenziali, vitali, necessari alla sopravvivenza. Moralmente obbligati al rispetto della dignità umana.
E, quindi, per lei, la signora Lorenza, la democratica combattente(chiamatela come volete, comunista, socialista di sinistra o in qualsiasi altro modo i suoi amici desiderano riconoscerla), tutto questo impegno di chiamava la Politica. Quella che lei, con discrezione, rispetto, quasi timidezza, faceva. E nel modo lei la riteneva( e con lei pochi altri, me compreso), che la politica vera altro non fisse che l'impegno sociale e individuale per la difesa e la valorizzazione di tutti quei valori, in quanto principi codificati anche nella Carta più bella in cui si potesse scrivere della vita dell'uomo e della sua essenza di libertà: la Costituzione. La legge sovrana che lei ha tanto amato, professato, insegnato, difeso, fino all'ultimo istante della sua vita.
Nella seconda ragione, c'è il suo bisogno di recuperare pienamente la prima ragione che l'ha portata nella nostra città: riabbracciare il suo uomo e con lui riposare nella cappella di famiglia. Una donna amata, amante, una donna piena d'amore. Questo era la signora Lorenza, come io la chiamavo, per la mancata continuità di rapporti personali. La vedevo quasi sempre in manifestazioni pubbliche e nei convegni dedicati a quei temi. E anche perché io ho una particolare concezione dei rapporti personali, per cui quelli con personalità bellissime e di gran lunga più alte moralmente della mia, mi procurano io una sorta di timidezza o di consapevole inadeguatezza.
La signora Lorenza mi è sempre apparsa una gigante. E io la guardavo dalla mia piccola statura. Oggi sono andato a salutarla , e quello che doveva essere un momento privato è diventata una manifestazione quasi pubblica. C'era tanta tanta gente. E tantissime donne, che la consideravano una sorta di guida anche politica. E c'era il sindaco, e qualche politico, dell'amministrazione comunale e della regione. Persone anche loro che in lei hanno sempre riconosciuto la grande figura che è stata qui ricordata con le semplici, intense, profonde, poetiche, parole del fratello, il quale ha avuto il dolente gioioso compito di portare tra le mani l'urna delle sue ceneri e consegnarle, come egli stesso ha detto alla Città.
Io ci sono andato anche con questo intento particolare, dire a tutti che la signora Lorenza, per quanto fosse stata donna di parte, ha avuto la grandezza di essere, per i suoi ideali e la forza di combattente, compagna e maestra di tutti. Di tutti noi. Anche di chi ha professato, discutendo anche con lei affrontando la sua intelligente ironia, un'idea diversa o combattuto da una parte diversa o opposta alla sua.
Starà bene, adesso la signora Lorenza. Lei è già, quale che sia il suo credo, nel mondo dei giusti. E gioisce con i più grandi della terra.
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