E’ sempre più evidente come nel quadro della retorica socio politica italiana vi siano due categorie che incarnano sempre più lo stigma della “pietra d’inciampo” per tutti noi italiani: i migranti e i cinghiali. Non mi cimenterò nell’analisi sui flussi migratori /esodi dei popoli che, in massa, si riversano sulle nostre coste alla ricerca di una vita migliore…(verrei etichettato come “buonista sinistrorso “ )… Ma da comunicatore, non posso fingere di non accorgermi però, di come i due temi di discussione mediatica, siano creati a tavolino e giostrati e gestiti ad hoc, quando si vuole trainare l’opinione pubblica o raggiungere, più banalmente, un tot numero di click sui social. Il parallelismo sui macro flussi migratori umani e sulle scorribande scomposte di questi ignari animali, sono dei temi che infiammano molto il fruitore medio dei social network, sui quali riversa, a mio avviso, lo stesso tipo di reazioni: paura e rabbia generica mista al disgusto; volontà di sterminio indiscriminato; maledizioni e anatemi. Si maledicono cinghiali e migranti, si richiama l’attenzione di un “cielo” non ben precisato, affinché possa scagliare bibliche piaghe contro questi esseri umani invadenti e irrispettosi e contro questi invadenti, ignari e super prolifici animali… Entrambe le categorie sono, infatti, colpevoli di riprodursi senza ritegno, invadere quelli che sarebbero spazi solo italiani, ma soprattutto attentare all’integrità e alla purezza di una imprecisata nozione di razza. Sempre da comunicatore, non posso non ricordare che ogni regime che si rispetti ( e questo si studia su tutti i manuali di comunicazione politica) quando vuole distogliere l’attenzione dalle proprie mancanze strutturali o vuole coprire qualche magagna interna, crea a tavolino un “nemico”, un capro espiatorio per intenderci. Uno per tutti, il tristemente noto Gino Girolimoni, il “Mostro di Roma”, vittima di una campagna mediatica veicolata dal regime fascista a suo carico, che gli attribuì le sparizioni-stupri e omicidi dei bambini della capitale. Girolimoni era innocente e del tutto estraneo ai fatti, ma al regime serviva un nome e un cognome contro cui veicolare il malcontento, la rabbia e la frustrazione collettiva. Non siamo più nel ventennio fascista (…), ma ad oggi sembra che tutto il male e i problemi del nostro paese derivino dai migranti e dai cinghiali. Soprattutto in relazione a questi ultimi, è emblematica la quasi totale ignoranza dell’opinione pubblica in merito alla presenza massiva di questi animali nel nostro territorio, ovvero: 1) perché non sono specie italiane? 2 ) chi le ha immesse e perché? 3) Perché soprattutto in Calabria, si continuano ad autorizzare gli abbattimenti di massa non –stop e le stagioni di caccia, senza aggiornare il piano faunistico (ovvero quali animali sono presenti nel nostro territorio e in che numero) da almeno dieci anni? Ed è inutile ostinarsi a non voler vedere come dietro a queste campagne di odio razziale e odio specista, ci siano lobbies, interessi e fazioni politiche che si dividono sostenitori e consensi. Lega e Fratelli d’Italia, ad esempio, prima delle elezioni, hanno continuamente sottoscritto il loro appoggio indiscriminato ai produttori di armi e a tutte le associazioni di cacciatori. Come d’altro canto i 5 stelle, tanto animalisti e ambientalisti duri e puri durante le campagne elettorali, hanno introdotto la figura del selecontrollore, ovvero cacciatori abilitati che possono intervenire in caso di necessità o particolare allarme anche al di fuori del normale raggio d’azione dei cacciatori...Sui social spuntano spesso articoli e post su presunti avvistamenti di pericolosi, cattivi e ferocissimi cinghiali che aggrediscono a più non posso innocenti e disarmati esseri umani che poi sono costretti ad abbatterli per avere salva la vita, con armi che, magicamente, spuntano all’improvviso…E’ mai possibile che non si parli, invece, di dare incentivi per creare apposite recinzioni per gli agricoltori, istallare dei dissuasori ad ultrasuoni o di salvaguardare i predatori naturali, ovvero il lupo, vittima anch’esso di una triste campagna mediatica veicolata dagli stessi cacciatori da anni? Se riuscissimo ad analizzare i fenomeni con lucidità, ci accorgeremmo che sono entrambi (quello dei migranti e quello dei cinghiali) portati avanti dalle stesse fazioni politiche e di potere; che sono usati in maniera grossolana per muovere un viscido e male informato consenso mediatico, ma sono soprattutto “problemi” che sono stati creati artificialmente da specifici gruppi che, per esistere nel collettivo, hanno bisogno del “nemico” di cui si autoproclamo essere l’unico antidoto. In questo caso la lobby dei cacciatori deve essere smascherata per quello che è sempre stata e dovrà una volta per tutte, perdere tutti i privilegi ingiustificati, che specie in Calabria ha sempre avuto. Chiediamo quindi alle nostre autorità regionali preposte alla tutela ambientale, che venga aggiornato (dopo dieci anni circa…) il piano faunistico calabrese così che si possa avere davvero un quadro attendibile della condizione del nostro patrimonio. E che, ovviamente, vengano attuate delle serie misure di contrasto agli ormai tristemente noti episodi di “turismo venatorio” per cui la nostra terra è famosa e conosciuta in tutt’Italia, perché sede di apposite organizzazioni conniventi che offrono a cacciatori di altre regioni, la possibilità di viaggio/ vitto e alloggio/caccia di specie vietate/ asporto degli animali congelati…tutto compreso. D’altronde se nella nostra terra vige la più totale anarchia in merito alla reale tutela dei nostri animali e degli spazi ad essi dedicati, non c’è da meravigliarsi che sia meta ghiotta da parte dei “turisti della carabina” che, a prezzi modici, ritengono di poter agire come meglio credono. E sarebbe anche arrivato il momento che la nostra Regione prendesse una seria posizione contro le continue e ripetute richieste di pre apertura e chiusura posticipata della stagione venatoria: a breve convocheremo un evento divulgativo e aggregativo di tutte le realtà sensibili al tema in Calabria, così da presentare un documento condiviso alle autorità preposte.
di SALVATORE BELFIORE
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