di STEFANIA PAPALEO
Clan dei gaglianesi, si alleggerisce la posizione di Francesco Paolo Morabito (difeso dall'avvocato Sergio Rotundo) davanti al Tribunale della Libertà. I giudici hanno annullato l'ordinanza di custodia cautelare emessa il 27 febbraio scorso dal gip Gilda Danila Tomaino nella parte relativa all'associazione a delinquere, escludendo l'aggravante mafiosa e lasciandolo in carcere per gli altri reati di usura, droga, estorsione e lesioni.
Morabito, in pratica, era stato arrestato già l'1 ottobre del 2024 in flagranza di reato per l'aggressione al broker Domenico Masciari, ma in sede di convalida era riuscito a ottenere gli arresti domiciliari grazie alla tesi portata avanti dall'avvocato Rotundo (LEGGI QUI), salvo tornare in carcere dopo soli 4 mesi nell'ambito dell'operazione "Clean Money", nel suo ruolo a disposizione del clan e impiegato a mettere in atto le intimidazioni finalizzate a incassare più velocemente le mazzette chieste agli imprenditori di turno, oltre a detenere le armi in uso ai sodali della cosca e dedicarsi all'attività di spaccio di sostanze stupefacenti.
Numerosi gli episodi ricostruiti dai sostituti procuratori Veronica Calcagno e Debora Rizzo nelle carte dell'inchiesta che ripercorre le attività del clan con nomi e ruoli ben precisi, in un contesto purtroppo già noto a tutti e che negli anni si è sempre ricostituito nonostante le operazioni messe a segno dalla Dda di Catanzaro a cadenza quasi regolare.
Rischio imminente in considerazione della raffica di scarcerazioni già avvenute per mano del Tribunale della Libertà e rispetto alle quali sarà interessante leggere le motivazioni per capire se a "salvare" gli indagati sono stati cavilli giudiziari o indizi deboli rispetto alle misure restrittive applicate a 32 indagati.
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