Clan dei Gaglianesi sotto scacco: interrogati i 12 indagati in carcere, chi parla e chi tace

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Il blitz contro il clan dei gaglianesi
  28 febbraio 2025 18:57

di STEFANIA PAPALEO

C'è chi si è difeso strenuamente dalla pesante accusa di far parte del clan dei gaglianesi. E chi si è trincerato dietro un secco silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere secondo una precisa strategia studiata dai rispettivi difensori di fiducia. E solo per qualcuno è stata avanzata istanza di scarcerazione. Di fatto per 12 presunti affiliati alla 'ndrangheta le porte del carcere restano ancora ben chiuse, all'ombra delle ipotesi di reato di “associazione di tipo mafioso”, “estorsione”, “rapina”, “usura”, “lesioni personali”, “truffa”, “associazione per delinquere” “autoriciclaggio” e “trasferimento fraudolento di valori”, reati anche aggravati dalle finalità e/o modalità mafiose, formulate dai sostituti procuratori Veronica Calcagno e Rizza e avallate dal gip Gilda Danila Romano che, all'alba di ieri, ha spedito i carabinieri a bussare anche alla porta di 10 indagati con in tasca un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, rigettando la richiesta di alcun tipo di misura per altri 12 indagati rimasti a piede libero.
LEGGI QUI I NOMI DI TUTTI GLI INDAGATI

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Tornando, dunque, all'interrogatorio di garanzia di questa mattina davanti al gip, a rispondere rigettando ogni accusa sono stati: Cosimino ABBRUZZESE (avvocati Alessandro Guerriero del Foro di Catanzaro e Marcello Manna del Foro di Cosenza), Alessandro BASILE  (per il quale l'avvocato Antonio Lomonaco si è riservato ogni richiesta di alleggerimento della misura a seguito di espletamento di attività investigativa difensiva), Lorenzo IIRITANO (avvocato Antonio Ludovico), Pietro PROCOPIO (avvocato Toni Sgromo), che si è detto ormai danni lontano dagli affari del clan, e Roberto CORAPI  (avvocati Saverio Loiero e Vittoria Aversa) che, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere, ha voluto rendere spontanee dichiarazioni per ribadire l'assenza di alcun tipo di rapporto con i gaglianesi. 

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Ad avvalersi della facoltà di non rispondere, invece, sono stati: Tommaso Patrizio APRILE (avvocato Gregorio Viscomi),Francescopaolo MORABITO (avvocato Sergio Rotundo)Manuel PINTO (avvocato Anselmo Mancuso), Emanuele RICCELLI (avvocati Amedeo Bianco e Giovanni Merante),Domenico RIZZA (avvocato Gregorio Viscomi),Vincenzo Graziano SANTORO (avvocato Francesco Severino) ed Ercole ZIRPOLI (avvocato Pietro Mancuso).

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Tra qualche giorno sarà il turno degli indagati posti agli arresti domiciliari, a loro volta ritenuti vicini a un clan che fu già oggetto di investigazione nel lontano ‘93 con un provvedimento cautelare per oltre 40 persone e che iniziò a ricostituirsi nella fase in cui si rideterminavano gli equilibri tra le articolazioni della ‘ndrangheta tra Cutro e Isola Capo Rizzuto e nell’alternanza anche su Catanzaro. "Nel 2005 si è intervenuti su un’organizzazione che operava sotto l’egida di Cutro e da quel momento si registravano segnali di una cosca riconducibile al clan dei Gaglianesi. L’operatività della cosca è di tipo tradizionale con reati classici dall’estorsione, usura al controllo di vicende che comprimono i diritti dei consociati. È evidente che il Clan si rigenera solo se ritrova l’humus grazie al quale alcune condotte vengono poste in essere. L’intervento repressivo che sarà costante ma ritrova collusioni sul territorio, elemento che allarma e inquieta particolarmente perché grazie a questi rapporti le organizzazioni criminali troveranno occasione di rigenerazione. Si annoverano reati satelliti come l’intestazione fittizie servite per altre condotte illecite. E poi, anche vicende eclatanti come la rapina alla Sicurtransport. Questo è lo squarcio che i carabinieri hanno offerto attraverso l’attività investigativa", hanno spiegato gli inquirenti nell'immediatezza degli arresti di ieri.

E dalla corposa ordinanza emergono scenari inquietanti, con ruoli ben delineati e strategia d'azione finalizzate a contrastare le indagini dei magistrati della Dda che, tuttavia, sono riusciti a mettere sotto scacco presunti boss e picciotti del clan.
LEGGI QUI IL RUOLO DEGLI INDAGATI

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