di STEFANIA PAPALEO
Davanti al gip si era avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo una precisa strategia degli avvocati Guido Contestabile e Simona La Falce, il momento della difesa era stato rinviato in sede di Riesame. Ma i giudici hanno detto no all'istanza di scarcerazione presentata nell'interesse di Graziano Santoro, che resta così in carcere con la pesante accusa di far parte del clan del gaglianesi con un ruolo organizzativo e di autista di Pietro Procopio, quest'ultimo al vertice dell'organizzazione.
Il provvedimento è stato appena depositato, ma le motivazioni saranno depositate entro 45 giorni e solo allora i legali potranno capire perchè Santoro sia rimasto dietro le sbarre, nonostante la raffica di annullamenti da parte dello stesso Tribunale dell'ordinanza di custodia cautelare che, all'alba del 27 febbraio, aveva travolto ben 34 presunti affiliati al clan, di cui 22 finiti agli arresti, e valutare come andare avanti per ribaltare la ricostruzione dei fatti a carico del proprio assistito, dimostrandone l'estraneità al temibile clan finito al centro dell'inchiesta denominata in codice "Clean Money".
In calce all'ordinanza, la firma del gip Gilda Danila Romano, che aveva accolto la richiesta di misura cautelare avanzata dai sostituti procuratori Veronica Calcagno e Debora Rizza
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Associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, rapina, usura, lesioni personali, truffa, associazione per delinquere, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori sono le ipotesi di reato anche aggravate dalle finalità e/o modalità mafiose. Inutili i tentativi degli indagati di aggirare le indagini. I poliziotti della Squadra Mobile gli sono stati col fiato sul collo per mesi e mesi, ricostruendo decine di episodi e raccogliendo innumerevoli indizi ritenuti sufficienti dal gip che ha emesso l'ordine restrittivo.
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