Codacons: "Politica sempre più in basso. Calenda il peggior ministro della Repubblica"

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Il logo del Codacons
  21 agosto 2020 13:32

"O tempora, o mores! Così Cicerone soleva rimpiangere i tempi passati e deplorare la corruzione imperversante nella propria epoca. Chissà come reagirebbe oggi nel sentir pontificare Carlo Calenda. L’uomo nuovo della politica italiana. Forse non meriterebbe commenti chi, accecato dalla smania di protagonismo, è oramai ridotto a pagare per ricevere un like sui social. Ma Calenda rappresenta la cartina di tornasole di come sia caduta in basso la politica italiana. Il trionfo di quel “familismo amorale” che a parole tutti condanniamo. Ma chi è l’uomo che, dall’alto del suo sapere, pontifica a reti unificate". Così in una nota stampa del Codacons.

"Figlio del giornalista e scrittore Fabio Calenda e della regista Cristina Comencini, fratello della sceneggiatrice Giulia Calenda. All'età di appena 11 anni è costretto a lavorare per mandare avanti la  poverissima famiglia, tanto da essere sfruttato nello sceneggiato televisivo Cuore, di Luigi Comencini, dove interpreta il ruolo di protagonista. Ovviamente - prosegue la nota - viene scelto per meriti propri e non certo perché il regista è suo nonno, Luigi Comencini. Laureatosi in giurisprudenza, - prosegue - con mille sacrifici, inizia a lavorare per alcune società finanziarie prima di essere notato fermo ad un semaforo da Luca Cordero di Montezemolo che decide di dargli un tozzo di pane assumendolo in una piccola azienda: la Ferrari. Il giovane Carlo ricopre gli umilissimi ruoli di responsabile gestione relazioni con i clienti e con le istituzioni finanziarie. Quindi viene notato da Sky, perché la sua indigenza stuzzica il magnate Murdoch che decide di nominarlo responsabile marketing". 

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"Il povero Carlo viene sfruttato anche da Confindustria - si legge ancora sulla nota del Codacons - che gli affida gli incarichi di assistente del presidente e perfino di direttore dell'area strategica e affari internazionali. Il nostro eroe è costretto a fare mille mestieri, perfino il direttore generale dell’Interporto Campano e, addirittura, il presidente di Interporto Servizi Cargo. Da Confindustria ad essere l’enfant prodige della sinistra italiana il passo è stato breve. In fondo il suo motto è “o Franza o Spagna, purché se magna”. È così, da qualche tempo, il suo stipendio lo paghiamo noi. Cosa che deve aver trovato interessante visti i suoi disperati tentativi di non perdere la poltrona. Da Monti a Renzi, da Letta a Gentiloni, le sue piroette oscurano i dribbling del giovane Messi.
In questa logica non stupisce che il nostro eroe sia finito ad acquistare “likes” sui social, tanto da essere umiliato da il Fatto Quotidiano. Come faremmo se dovessimo perdere un siffatto statista".

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"Da uomo pubblico, infatti, Calenda è stato protagonista di trionfi assoluti, alcuni dei quali finiti sotto la lente d’ingrandimento della magistratura: dalla cessione del Gruppo Novelli alla “famigerata” famiglia iGreco ai suoi terrificanti fallimenti: da Alitalia all’Ilva, da Fincantieri ad Almaviva, da Mercatone Uno a Blutec. Forte di questo cursus honorum il nostro eroe, invece di chiedere scusa per i suoi disastri costati fior di quattrini agli italiani, non ha trovato di meglio che scagliarsi contro un’associazione scomoda, com’è il Codacons, che lo ha sempre definito il peggior “ministro della repubblica”. Invece di spiegare le colossali fregature date agli italiani - conclude il Codacons -  il nostro ha finito per sposare le assurde tesi di Fedez e di Burioni per elemosinare un briciolo di visibilità e far dimenticare i suoi clamorosi tonfi. In un paese normale un personaggio capace di inanellare cotante figuracce sarebbe accolto da un Eduardiano “pernacchio”, in italia, invece, lo ritroviamo a reti unificate pontificare sul nulla. Eppure dev’essere davvero misera la vita del ministro dei fiaschi, se oggi …".

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