di EDOARDO CORASANITI
Colpo di scena al processo per l’autobomba che il 9 aprile 2018 uccise Matteo Vinci a Limbadi e ferì il padre Francesco:
ad essere esclusi dal processo sono il Comune del Vibonese e la Regione Calabria. La Corte d'Assise di Catanzaro, presieduta da Alessandro Bravin, non ha ammesso la costituzione di parte civile dei due enti.
Le ragioni sono processuali oltre che di merito. Entrambi, infatti, non avendo ricevuto il decreto di fissazione dell'udienza preliminare né quello di rinvio a giudizio, avevano chiesto di essere rimessi in termini.
A questo c'è stata l'opposizione della difesa degli imputati Vito Barbara e Di Grillo Lucia (rappresentati dagli avvocati Fabrizio Costarella e Vecchio) e di Rosaria Mancuso e Domenico Di Grillo (difesi dall'avvocato Capria).
In particolare, Costarella ha fatto notare ai giudici togati e a quelli popolari come la "rimessione in termine non poteva avvenire in quanto la mancata notificazione degli atti non era avvenuta in quanto il Comune di Limbadi e la Regione Calabria non erano state individuate come persone offese dal reato e né la loro qualifica era presumibile dal capo di imputazione, il quale non riguarda reati immediatamente lesivi di interessi diffusi".
Per la costituzione del Comune di Limbadi e della Regione Calabria c'era stato l'impegno personale del commissario prefettizio del Comune di Limbadi, Antonio Reppucci (LEGGI QUI) e del presidente della Giunta Regionale, Mario Oliverio (LEGGI QUI)
Il processo continuerà il 30 gennaio prossimo per l'inizio dell'istruttoria.
A giugno scorso c’è stato il rinvio a giudizio riguarda Domenico Di Grillo, di 72 anni; la moglie, Rosaria Mancuso (64); il genero, Vito Barbara (29) e la figlia Lucia (30). La quinta indagata, Rosina Di Grillo, di 39 anni, anche lei figlia di Domenico Di Grillo e Rosaria Mancuso, ha optato per il giudizio abbreviato.
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