Comunali Catanzaro, Di Lieto a Pascuzzo: "Altro che 'con la cultura non si mangia', qui sulla cultura hanno mangiato in tanti"

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images Comunali Catanzaro, Di Lieto a Pascuzzo: "Altro che 'con la cultura non si mangia', qui sulla cultura hanno mangiato in tanti"
Francesco Di Lieto
  28 maggio 2022 02:14

di FRANCESCO DI LIETO

Discutere di fondi senza una visione di città mi sembra esercizio davvero poco utile. Ci sono responsabilità evidenti ed incancellabili.

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Probabilmente le maggiori sono della stragrande maggioranza di Catanzaresi che non amano la città in cui vivono. Quelli che assistono supinamente allo sfascio, continuando a genuflettersi ai barbari. Di quale cultura vogliamo parlare in una città che ha calpestato la propria storia? A Verona intorno ad una “favola” hanno costruito una industria che genera ricchezza; noi siamo arrivati a murare la finestra dalla quale Rachele si affacciava per osservare il suo Saverio.

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Che fine ha fatto l’indotto di artigiani (sarti, falegnami…) che il “Politeama” avrebbe dovuto nutrire ed incentivare? Tutto svanito dagli interessi di pochi che hanno puntato sulle grandi produzioni che finiscono per portare le risorse economiche lontano da Catanzaro. Tutto dissipato dalle politiche neoliberiste che hanno indirizzato i fondi esclusivamente dove si poteva ampiamente lucrare. 

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Altro che “con la cultura non si mangia”, qui sulla cultura hanno mangiato in tanti. L’accademia delle belle arti, che ha corsi per scenografia, costumi… viene sistematicamente ignorata. Catanzaro è innamorata degli accenti musicali e irride le proprie ricchezze.

Un tempo le scuole e le parrocchie avevano il loro teatro, oggi se chiedi ad un ragazzino di rappresentare qualcosa o di giocare, lasciando libero corso alle proprie fisicità, ottieni rifiuti e chiusure! Abbiamo ottemperato alla volontà borghese che vuole soggetti inquadrati e succubi. Ed oggi in questa città un ragazzino vivace non è una ricchezza, ma solo un problema. La ricordiamo l’ordinanza che vietava di giocare per strada?

La sistematica distruzione del tessuto sociale di questa città è avvenuta con la complicità dei cittadini.
Non a caso alcune manifestazioni storiche sono accantonate sol perché senza santi in paradiso.
Ed inseguendo il dio danaro oggi non conosciamo più la nostra storia, la nostra cultura, le nostre tradizioni e neppure i sapori. La partecipazione di tutti alla gestione della cosa pubblica sarebbe utile per aggregare e ripartire. Un percorso che si arricchisce grazie ad ogni partecipante.

Ma partecipare è un concetto complesso che chiama in causa la capacità di condividere e di ascoltare.
Ed allora siamo sinceri; chi è accecato o, addirittura, ossessionato, dalla ricorsa alla poltrona, sarà mai capace di ascoltare?

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