di GABRIELE RUBINO
Volveva parlare soltanto dell'operato amministrativo del Comune che guida da due anni e mezzo, ma alla fine qualche battuta politica, sebbene strozzata, il sindaco Fiorita l'ha dovuta fare. E non poteva essere altrimenti. Il ritiro dell'appoggio di Azione cambia la narrazione e la 'causale' del rimpasto di quattro mesi fa. Per i tre capitanati da Valerio Donato non ci sono le premesse per una nuova stagione politica, per Fiorita, invece, rimane in piedi l'ambizione di costruire una solida coalizione di centrosinistra in città. Il colpo è stato duro da digerire e se dal lato amministrativo lui dice che è iniziato il secondo tempo, da quello politico, forse, siamo ancora all'intervallo.
A giudicare dalla postura del sindaco non ci sarebbero grandissime preoccupazioni sui numeri, nonostante il gruppo di Forza Italia stia stilando un documento per definire il perimetro del centrodestra e 'sondare' l'eventualità delle dimissioni. Il pensiero del primo cittadino si può così riassumere: "Fin dall'inizio non abbiamo avuto la maggioranza, con l'unione delle forze alleate al ballottaggio siamo arrivati a 14 e poi ci sono quei consiglieri che ci hanno visto lavorare, con cui sono stati intessuti dei rapporti, penso che loro ci sosterranno e troveremo una maggioranza". Tuttavia, qualche timore è destinato a permanere almeno fino al prossimo 20 febbraio. Periodo entro il quale è attivabile la finestra elettorale della primavera. Superato lo scoglio, almeno un altro anno (salvo cataclismi) sarà assicurato.
Come avverrà tutto questo? Con un governo tecnico? Non pare proprio. Con un patto per la città aperto a tutti? Questa è stata una pista battuta dopo circa un anno ma con scarso successo. L'impressione è che ormai il percorso amministrativo sia stato tracciato e quindi: chi ci sta, ci sta. Certo ci saranno singole pratiche che potranno trovare ampie convergenze, e non sarebbe nemmeno una novità, ma difficilmente ci sarà un accordo 'organico'. Questo non significa che non potranno esserci ulteriori accorgimenti, o meglio, avvicendamenti all'interno dell'esecutivo (o in ambienti paralleli) perché è fisiologico che quei 'consiglieri' che manterranno la maggioranza possano poi richiedere una rappresentanza.
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