Al vaglio dei giudici amministrativi anche il caso dell'auto sequestrata al boss cittadino finita al sindaco. Approda dinanzi al Tar del Lazio lo scioglimento del Comune di Tropea – principale località turistica calabrese – per infiltrazioni mafiose deciso nell’aprile scorso. LEGGI QUI
Dopo la fissazione dell’udienza di merito (8 gennaio 2025) del ricorso presentato dall’ex sindaco Giovanni Macrì (Forza Italia) e da altri due ex amministratori, la presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno hanno deciso di costituirsi in giudizio attraverso l’Avvocatura generale dello Stato alla quale hanno affidato la propria difesa. Gli ex amministratori di Tropea hanno chiesto al Tar l’annullamento di sei atti: Dpr di scioglimento del consiglio comunale di Tropea; relazione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi; relazione del prefetto di Vibo Valentia recante proposta di scioglimento del consiglio comunale di Tropea; deliberazione del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2024; decreto di nomina della commissione di accesso e del decreto di proroga disposto dalla Prefettura; verbale del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica del 21 febbraio 2024. Dalla difesa dell’Avvocatura dello Stato si apprende intanto che all’esame del Tar approda anche la vicenda dell’acquisto di un’auto da parte dell’allora sindaco di Tropea Giovanni Macrì.
Si tratta di una Audi A6 sottoposta a provvedimenti di sequestro e confisca da parte del Tribunale di Vibo in danno del boss Antonio La Rosa (attualmente detenuto al 41 bis), a capo dell’omonimo clan di Tropea. L’auto era “formalmente intestata alla suocera di esponenti apicali della locale criminalità organizzata – si legge nella relazione del prefetto ora all’attenzione del Tar – e tale vicenda rappresenta un sintomo evidente dell’assoluta vicinanza del sindaco di Tropea agli ambienti della criminalità organizzata, posto che nessun amministratore locale, o aspirante tale, che impronti il proprio operato a principi di integrità porrebbe mai in essere – ha sottolineato il prefetto di Vibo – rapporti commerciali con individui controindicati, fornendo evidente appoggio agli stessi al fine di evitare l’applicazione di misure patrimoniali disposte in loro danno”. Anche tale vicenda finisce ora all’esame del Tar.
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