Comuni del Vibonese vogliono tornare nella provincia di Catanzaro, la lettera di una cittadina a cinque sindaci

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  17 novembre 2025 20:23

"Dalla stampa di questi giorni apprendo con molto dolore e rammarico che dai comuni che voi amministrate sono partite delle richieste di abbandonare la provincia di Vibo Valentia per ritornare in quella di Catanzaro. Non so dirvi se dal punto di vista legale un operazione di questo genere sia fattibile, ma ho un profondo senso di smarrimento nel sentire il grido di dolore che si alza da queste comunità.

Il primo pensiero è andato in questi giorni alla storia di questo ente, una storia lunga e sofferta: già durante il periodo fascista Luigi Razza aveva proposto la creazione di una istituzione autonoma per il vibonese, nel corso degli anni e della vita della seconda repubblica molti parlamentari hanno inseguito questo sogno presentando delle proposte di legge per l’istituzione della provincia di Vibo Valentia. Salomone, Sanzo, Galati, Basile, Chiriano e Murmura sono stati i parlamentari che hanno composto la squadra ideale che ha portato all’istituzione dell’ente nel 1992. Il lungo percorso è durato più di 40 anni e alla fine il Senatore Antonino Murmura è riuscito a portare a casa il risultato grazie alla sua tenacia e alla sua grande determinazione.

Vedere ora questa realtà istituzionale perdere pezzi mi rende particolarmente triste anche perché penso agli sforzi fatti dai politici, dagli statisti che ho nominato sopra e sono convinta che tutti loro si “stiano rivoltando dalla tomba”. Però, mi amareggia ancora di più il silenzio tombale e assordante dei nostri rappresentanti in parlamento che non hanno speso una parola su questa vicenda e che, soprattutto, vediamo assenti dal nostro territorio se non per annunciare l’arrivo di ingenti somme di danaro che dopo qualche mese magicamente spariscono.

Io penso che la vostra richiesta non sia mossa da una volontà di distruggere la provincia di Vibo Valentia, ma sia un grido, un grido di dolore (ribadisco) e di disperazione nel vedere il vostro territorio distrutto perché le strade fanno acqua da tutte le parti, la sanità è al collasso e i servizi ai cittadini sono ridotti all’osso, ma soprattutto una richiesta di presenza, di attenzione, di interesse. La mia mente corre veloce ai tempi della prima repubblica e all’attività politica svolta da mio padre che dal venerdì alla domenica di ogni settimana, dopo avere partecipato attivamente alle sedute del parlamento e ai lavori della Commissione Affari Costituzionali (che ha presieduto per molti anni), ritornava nel collegio elettorale per girare tutti i comuni del vibonese in lungo e largo sentendo e annotando tutti i bisogni della popolazione e per ricevere nel suo studio coloro che necessitavano del suo aiuto, del suo consiglio e dalla sua attenzione. Ricordo le richieste più semplici e banali, ma anche quelle più stravaganti come quella di un signore che voleva cantare alla Scala e mentre chiedeva un contatto si offriva di mostrare una prova del suo talento canoro. Oggi questo non esiste più e faccio fatica certe volte a ricordare i nomi dei rappresentanti del nostro territorio in parlamento.

Ormai, tra l’altro, ho smesso di credere nella politica e, quindi, sono convinta che dovremmo creare un movimento che nasca dal basso per cambiare la società e i suoi meccanismi; la mia proposta è quella di mettere in piedi dei gruppi di lavoro di cittadini che si occupino di studiare e di enucleare delle proposte per la nostra provincia e, soprattutto, che girino in sostituzione e al posto dei parlamentari per raccogliere i bisogni della popolazione, del territorio e degli amministratori di quest’ultimo. Uniamoci e insieme facciamo la differenza, tra le prime battaglie da intraprendere ci sono quelle per la sanità e per la riapertura del Sistema bibliotecario Vibonese; io da cittadina attenta e responsabile ci sono e sono pronta a collaborare con tutte le persone di buona volontà del vibonese al di là dell’ideologia e del colore politico. A voi sindaci dico non fuggite, non andate via, ma costruiamo insieme una provincia migliore, più bella e più accogliente; un mondo migliore parte anche da noi e come Ghandi diciamo “siamo il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”.

Così Anna Murmura rispetto all'annuncio dei sindaci di Serra San Bruno, Simbario, Brognaturo, Fabrizia e Mongiana di voler tornare sotto l'ombrello della provincia di Catanzaro. 

 


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