Il ritorno alla carica degli aspiranti presidi dopo un lungo procedimento sul merito dell’accesso al codice sorgente
03 luglio 2020 18:51di GIOVANNA BERGANTIN
Il Concorso a Dirigente Scolastico, l’ultimo in ordine di tempo, torna a farsi sentire. Due a zero e palla al centro, verrebbe da dire, mutuando il calcio. Già, perché nel primo tempo abbiamo assistito ad una serie di ricorsi con diverse motivazioni, tra cui quello che richiedeva l’accesso ai dati informatici del Cineca, Consorzio Interuniversitario che ha curato gli algoritmi di calcolo del software delle prove concorsuali.
La questione è nota, ma è opportuno brevemente riassumerla.
Con la sentenza 7333 del 6 giugno 2019, il Tar Lazio, riconosceva l’interesse degli aspiranti Presidi ad accedere al codice sorgente, ma chiariva che il Cineca non era contro interessato nel giudizio in senso tecnico.
L’allora MIUR, faceva appello al Consiglio di Stato, per l’annullamento della predetta sentenza. Con ordinanza n. 6917 dell’11.10.2019, il C.di S. ribadiva i principi fondamentali in materia di diritto all’accesso, ordinava l’integrazione del contraddittorio nei confronti del CINECA e rinviava al TAR la trattazione nel merito. Ritornata la questione al Tar, questo nella sentenza del 22 giugno u.s. ha stabilito che CINECA e Ministero debbano accordare l’accesso ai dati informatici.
”Nel richiedere l’accesso agli atti – spiega, raggiunto al telefono da La Nuova Calabria, l’avv. Domenico Naso del Foro di Roma che difende le ragioni di molti ricorrenti – abbiamo già individuato molte anomalie. Adesso, col codice sorgente, tenuto conto che molti ricorrenti che non hanno superato la prova hanno trovato solo una parte del loro compito salvato - sosteniamo, almeno dai dati in possesso, che il programma non funzionasse in modo preciso rispetto a quelle che erano le indicazioni fornite dal bando. Ora, è ovvio che riuscire ad acquisire il codice sorgente, avere l’algoritmo, la regola tecnica del funzionamento della prova scritta, ci consentirà di fare ulteriore verifica e di poter avere la certezza che il programma in realtà non ha funzionato, non è stato progettato in modo coerente col testo del bando di concorso. – specifica l’avv. Naso- Perché la regola del Bando e ovviamente la strumentazione informatica dovrebbe copiare perfettamente quello che c’è nel Bando, cosa che a nostro avviso, almeno dai dati in nostro possesso, non è avvenuta. Ora avremo la prova del nove. Dovesse essere confermato quella che era la preoccupazione nostra e dei ricorrenti, si porrebbe un problema molto serio sulla validità del concorso e guarda caso, pone in situazione di conflitto di interessi il Ministro Azzolina, che ha partecipato al concorso, ma è anche coinvolta in prima persona sull’andamento della procedura concorsuale”.
Ma altri elementi interessanti di novità si profilano sul diritto d’accesso con gli attuali sistemi informatici in questo lungo iter processuale in cui è impegnato da tempo l’avv. Domenico Naso “ Per il diritto d’accesso, si riconferma una prima sentenza del Consiglio di Stato, riferito all’algoritmo che aveva gestito la mobilità nella 107/2015. Questa prima sentenza aveva configurato l’algoritmo come documento amministrativo, quindi accessibile agli interessati. La novità qui sta nel fatto che siamo andati oltre, come si evince dalla sentenza. Il CINECA, in questa occasione, aveva posto un problema della non applicabilità del principio perché si trattava di un software realizzato per gestire una prova concorsuale e godeva della tutela del brevetto, del marchio. Il Tar, con un’argomentazione molto puntuale e specifica, ha deliberato che anche nei concorsi il software utilizzato deve essere accessibile quale atto amministrativo – sottolinea l’avv. Naso – per cui il diritto alla tutela e riservatezza del CINECA o del Ministero cade”.
Tutto l’iter portato avanti dall’Avv. Naso segue una strategia mirata, centrata su ricorsi per problemi tecnici. “Ci eravamo resi conto che qualche regola tecnica del programma non funzionava. Ho consigliato a ricorrere per l’accesso agli atti sull’algoritmo”. Un intuito alquanto interessante che apre scenari di novità. Al momento, afferma l’avvocato “per posta certificata ho comunicato al CINECA la sentenza richiedendo l’accesso agli Atti. Metto in conto che ci sarà il tentativo di bloccare la sentenza, ma si può immaginare cosa comporterebbe verificare il codice sorgente. E’ una battaglia importante, anche se a questo punto il Cineca potrebbe allungare i tempi, ma prima o dopo il documento per analizzare il codice sorgente ce lo deve dare”.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736