
di M.CLAUDIA CONIDI RIDOLA *
"Catanzaro è una città bellissima, ricca di storia e affacciata su tre colli che potrebbero essere un orgoglio architettonico e urbanistico. E proprio perché è una città bellissima fa male vederla così stanca, così disordinata, così lontana dall’immagine che un capoluogo dovrebbe avere. Questo non vuole essere un attacco all’amministrazione, ma un appello sincero, un invito a guardare con più coraggio, più cura e più responsabilità tutti quei punti che da anni mostrano un’inerzia che la città non può più permettersi.
Uno dei problemi più evidenti è quello dei parcheggi: praticamente inesistenti, disorganizzati o lasciati alla mercé di abusivismi che scoraggiano chiunque voglia vivere il centro. Una città senza parcheggi è una città che non invita, che respinge. Ma basterebbe una pianificazione seria per restituire vivibilità e ordine. Lo stesso discorso vale per le aree verdi: luoghi che dovrebbero essere oasi di serenità e invece appaiono spesso trascurati.
Villa Trieste, che un tempo era un simbolo del centro, oggi si presenta con statue mai restaurate, un laghetto prosciugato dove un tempo sguazzavano oche e pavoni. Uno spazio così potrebbe essere un fiore all’occhiello, un punto di ritrovo per famiglie e bambini, e invece comunica abbandono.
Un’altra grande questione è la viabilità. Catanzaro è forse una delle poche città italiane con un’unica grande arteria percorribile quasi obbligatoriamente in un solo verso. Muoversi significa fare giri interminabili anche per pochi metri. È una struttura viaria anacronistica, figlia di un’impostazione che non tiene conto delle esigenze moderne. Per non parlare delle vie del centro storico: Via De Grazia, parallela al corso, è da anni una strada soffocata da edifici pericolanti mai abbattuti, da ponteggi che avrebbero dovuto essere temporanei e invece sono diventati parte del paesaggio urbano. Vicoli stretti, pericolosi, dove non passa un’ambulanza e che rappresentano un rischio per residenti e passanti. Quegli edifici dovevano essere recuperati, riqualificati o semplicemente sostituiti, ma sono rimasti lì, fatiscenti, trasformati in rifugi per topi e simboli di immobilismo.
La città non soffre perché i cittadini sono divisi, ma perché i luoghi che dovrebbero tenerli uniti non vengono valorizzati. Siano, con il suo parco mai davvero rilanciato, Gagliano e le periferie che sembrano sempre “in attesa”, la parte nord che non viene integrata in un progetto comune: tanti quartieri che avrebbero potenzialità enormi e che invece vivono di piccoli interventi, mai inseriti in una visione complessiva.
Catanzaro non chiede miracoli, chiede una cosa molto semplice: cura. Cura degli spazi pubblici, cura del centro storico, cura della mobilità, cura delle periferie, cura delle aree verdi. Chiede di essere trattata come un capoluogo vero, non come una parvenza di capoluogo. Chiede di essere coordinata, gestita, ascoltata. Chiede che luoghi come Galleria Mancuso tornino a vivere e non rimangano un corridoio triste dove sopravvivono quattro negozi; chiede che le strutture storiche come il Masciari non restino monumenti al tempo che passa; chiede che l’amministrazione smetta di concentrarsi solo su ciò che appare e cominci a investire su ciò che serve.
Questo non è uno sfogo, ma una speranza. Una cittadina che ama Catanzaro sa che questa città può tornare grande. Sa che può essere accogliente, moderna, funzionale. Sa che può diventare un luogo dove i giovani possano avere spazi di incontro, le famiglie parchi curati, i turisti possano trovare una città vivace e i residenti riescano a ritrovare l’orgoglio ..e non il dispiacere di viverci.
Ma per arrivarci serve una scelta: mettere la città al centro, davvero. Catanzaro merita di più. E chi la governa oggi ha l’occasione storica di dimostrarlo,non con il Capodanno RAI,o Lorenzo Cherubini in un giorno estivo qualunque ,ma con interventi seri,scelte consapevoli che suonino non quali "contentini"occasionali,ma come prese d'atto di una situazione che non può più soffocare una "città "che possa dirsi tale".
*Avvocato
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