Consiglio regionale, Simona Mungo (Pd) lancia un appello all'unità della minoranza

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Simona Mungo
  30 maggio 2020 10:24

di SIMONA MUNGO

Quando ho iniziato a militare fra le file del partito democratico avevo sedici anni e, come tutti gli adolescenti impegnati in politica, immaginavo che tutto potesse essere distinto in bianco e nero.

Le esperienze cumulate nel tempo, insieme al passare degli anni, mi hanno insegnato come la politica fosse prima di tutto compromesso fra gente ed idee tante da non poterne contare le sfumature. Quando nei mesi scorsi, dopo forse troppo silenzio, è stato annunciata la candidatura di Pippo Callipo, l’opinione pubblica è rimasta stupita di come un sostenitore del centro destra avesse deciso di appoggiare (e lasciarsi appoggiare) dal Partito Democratico. Io, avendo superato da un pezzo l’età degli entusiasmi, non mi sono scomposta più di tanto, anzi ho accolto con fiducia ed ottimismo la notizia: ho sempre pensato che Pippo Callipo fosse una brava persona, oltre che un imprenditore capace. Inoltre sono rimasta sorpresa dalla presa di coscienza del mio partito, che aveva scelto la sintesi, il compromesso, senza negare se stesso, ma senza rinunciare alla sua necessità di cambiamento, richiesto al suo interno come dal suo elettorato.

La politica, che si fa anche con i voti, non ha lasciato scampo al centro-sinistra, che comunque perde senza doversi vergognare troppo. In quel momento l’opposizione ringrazia il Segretario Zingaretti e promette agli elettori di vigilare attentamente su quanto sarà fatto dalla giunta insediatasi a Palazzo Campanella. Fin qui nulla quaestio, anche questo significa svolgere un ruolo di rappresentanza. Quel che di preoccupante accade o meglio, che preoccupa me, è la strana dualità formatasi all’interno della forza di minoranza, che è una ed una sola, fintanto che M5S e la lista civica di Tansi non hanno raggiunto la quota di sbarramento prevista dalla legge elettorale. Ci si conosceva appena con i rappresentanti di “Io resto in Calabria”, ma lo scetticismo iniziale pensavo potesse essere superato in fretta, dopo il termine di una campagna elettorale breve, ma intensa ed in ogni caso condotta in modo serio da parte dei democratici, salva l’eccezione di qualcuno sicuramente poco animato dallo spirito di gruppo.

La politica è fatta innanzitutto da persone, che dovrebbero cercare di mantenere nel tempo quantomeno una parvenza di fiducia, senza la quale non si può lavorare in modo sinergico ed ottimale, intento ben chiaro quando a sciogliere i fili della matassa è stata la scelta fatta indicando un nome, quello dell’imprenditore calabrese che resiste alle minacce della ‘Ndrangheta. Insomma questa volta il Partito Democratico calabrese ha fatto senz’altro un investimento che ha evitato la distruzione a cui sarebbe stato altrimenti destinato, ma non aveva fatto i conti con quella visione in bianco e nero in base alla quale molti si ostinano a mantenere le distanze, seppure ovvio come l’unione d’intenti o, se si vuol essere più pratici, strategica consentirebbe a tutti i rappresentanti di minoranza di adempiere al proprio ruolo con più serenità ed attenzione, d’altro canto è questa la risposta  che si aspettano quanti hanno riposto le proprie speranze in questa nuova, ma sicuramente interessante, formazione di centro-sinistra.

Ahimè, parte dell’opposizione ha deciso di correre da sola, potendo contare su possibilità comunicative e pubblicitarie sicuramente migliori dei seppur capacissimi eletti nella lista del Partito Democratico, che nonostante tutto continuano a svolgere il loro compito, sgolandosi per far arrivare la loro voce ai cittadini. Il risultato di questa gara ad apparire più buoni ed onesti ha però degli esiti infausti ed a risentirne è l’intero gruppo, che appare poco coordinato nella linea politica da seguire, confuso perfino sulle scelte approvate in consiglio e che ad oggi non sembra di poter rispondere alle esigenze del popolo democratico. Questo modus operandi ha lasciato spazio ai commenti infelici di chi rimane nel partito sognando il proprio successo personale, che sperava di poter sottolineare presto l’inadeguatezza degli eletti a ricoprire la carica di consiglieri, senza contare i numerosi assist serviti alla maggioranza, seppure sia chiaro a tutti come sarebbe semplice svolgere il compito di controllori vista l’incapacità di gestione da subito resa palese dalle gaffe della Presidente Santelli e della sua squadra, ormai note alla cronaca e sulle quali pertanto non voglio soffermarmi.

Credo sia più corretto rendere note le ragioni per le quali ho avvertito la necessità di scrivere, che niente hanno a che fare con il tentativo di ricevere attenzioni. Ritornando quindi agli inizi, ai miei in particolar modo, sicuramente sono ormai trascorsi gli anni delle utopie e sono consapevole di quanto sia semplice trovare un rivale più nel proprio partito che altrove, queste crude realtà non mi hanno però fatto dimenticare la necessità che un gruppo sia composto da persone comunque unite da un seppur minimo senso di appartenenza ad una casa comune, che esiste ed opera per la propria gente e per i più giovani, ai quali si era garantita la buona riuscita di un progetto ed ai quali bisognerebbe ammettere altrimenti le proprie responsabilità per un eventuale insuccesso. Pertanto, sicura di ricevere ascolto, richiamo tutti i consiglieri di minoranza ad un rinnovato incontro, perché la loro rappresentanza ritrovi sinergia e forza, le stesse che ci avevano fatto credere di potere davvero voltare pagina.

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