Contributi giornalismo al Sud. I 5 Stelle interrogano il Governo: "Faccia definitivamente chiarezza"

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Rispetto all’applicazione, da parte dell’Inpgi, delle agevolazioni contributive per le aziende meridionali, i deputati del M5S chiedono “se valgano anche per il lavoro giornalistico nelle imprese editoriali”.

  28 ottobre 2020 10:42

Rispetto all’applicazione, da parte dell’Inpgi, delle agevolazioni contributive per le aziende meridionali, i deputati M5S Francesco Sapia, Giuseppe D’Ippolito e Paolo Parentela hanno interrogato il presidente del Consiglio e il ministro del Lavoro, chiedendo loro «se valgano anche per il lavoro giornalistico nelle imprese editoriali e, ove non fosse, quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere al fine di estenderle ai datori di lavoro operanti nel predetto settore e di favorire, così, un incremento dell’offerta informativa e soprattutto dell’occupazione in questo settore essenziale, che, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, alimenta il contrasto, intanto culturale, della criminalità organizzata sul territorio».

«Infatti – ricordano i parlamentari del Movimento 5 Stelle – da inizio ottobre alla fine dell’anno, le imprese possono scontare del 30% i contributi previdenziali a loro carico dovuti sui lavoratori dipendenti in forza e su eventuali nuovi assunti, con sede di lavoro nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. L’agevolazione in predicato – continuano i 5 Stelle – è subordinata all’autorizzazione Ue che, per quanto ha spiegato l’Inps, è stata rilasciata il 6 ottobre, con esclusione degli imprenditori nel settore agricolo e del lavoro domestico, a condizione, tra l’altro, che l’aiuto sia: d’importo non superiore a 800mila euro (per impresa e al lordo di qualsiasi imposta o altro onere); concesso a imprese non in difficoltà al 31 dicembre 2019 o che abbiano incontrato difficoltà o si siano trovate in difficoltà successivamente a seguito dell’epidemia da Covid-19; che l’aiuto sia concesso entro il 30 giugno 2021».

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«Il governo – concludono Sapia, D’Ippolito e Parentela – faccia definitivamente chiarezza su questo problema, che ogni volta si ripropone nei rapporti tra gli editori e l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani».

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