di FRANCO CIMINO
"Le Convittiadi a Catanzaro, la bella Città che li accoglie, ma non li trattiene. Un evento straordinario del cui valore non si riesce pienamente a dire. Ma neppure a capire. I Convitti e gli Educandati di tutta tutta Italia, sono qui. La manifestazione si articolerà per l’intera settimana su tutto il territorio della provincia, anche in piccoli comuni. Vederle da vicino, nella giornata inaugurale del primo maggio, tocca il cuore nel profondo. La Città, che da deserta che era, non solo per la pioggia, si è riempita di ragazzi provenienti da molte regioni e tante città. È diventata più simpatica. Più ricca.
Un lunghissimo corteo, che sembrava non finisse mai, ha camminato, danzato, cantato, con le tute variopinte dei Convitti, da piazza Matteotti fino al Politeama, attraversando tutto il Corso. Quel grido proveniente da ciascuna scuola, e che inneggia con gioia al proprio convitto e alla propria Città, fa venire i brividi. E ci fa urlare con loro “ Forza Palermo, Forza Catania. E Na-po-li Na-po-li. E anche Milano Milano. E Forza Venezia. E Torino Torino. Forza Genova. E ancora: grande Cosenza. E via, a squarciagola, a non finire. Io con loro.
Accanto a loro lungo tutto il corteo. La tentazione di entrarvi ed essere uno di loro è stata forte. Questi ragazzi hanno occupato la nostra Città, l’hanno riempita di colore e di calore. Una ventata di fanciullezza si è sostituita al nostro vento, che oggi riposa. Come, in queste ore, la pioggia, che, intimorita dai ragazzi, ha fatto bene a fermarsi. Anche questo cielo grigio si è colorato. Di arcobaleno. I colori della Pace. La Pace che oggi si sente tutta, perché i ragazzi sono la Pace, in quanto portatori di Bellezza e Bontà. La vedi, la senti tutta quest’aria nuova. Aria di speranza. Aria di rivoluzione. Quella vera, autentica, che “rinnova e trasforma l’uomo”. C’è un alito di vita, stasera. Fresco e profumato. Odora di semplicità, di ingenuità. Di generosità. Di amicizia. C’è uno spirito buono, stasera. Che all’interno del Politeama, dove siamo giunti, ti inebria. Lo senti come una musica leggera, nonostante il gran casino, quel festoso chiasso per dirla con Wojtyla, che i ragazzi stanno facendo. È quello dell’unità nella diversità. Si tocca con mano questo spirito buono. Tante scuole, tante Città, tante divise sul corpo di tanti “ soldati, armati di voglia di vivere. Tante formazioni, ciascuna diversa dalle altre. Ma tutte unite, a dimostrazione che la diversità, qualsiasi diversità è la forza dell’umanità in cammino.
A dimostrazione, ancora, che la normalità è il concetto che usano i cretini per sentirsi forti e i prepotenti per armarsi d’odio bellicoso e belligerante. Tutti uniti e stretti, qui. A Catanzaro, la Città oggi cosmopolita. Questi ragazzi commuovono. Sono davvero tutti figli nostri. Sono anche i figli che vorremmo ancora avere. Sono quelli cui vorremmo somigliare senza subire la nostalgia dei nostri anni uguali ai loro, pur se passati da tempo ma che ricordiamo assai bene. Abbracciati, abbracciati, questi ragazzi, nell’unico spazio che abbiamo. Lo spazio che non conosce confini, non conosce padroni, non conosce “ i più forti e gli invincibili”. Lo spazio che è mio, tuo, suo, il loro, nello stesso modo in cui non è di nessuno. Ché è di tutti. Nessuno escluso. Lo stesso piccolo spazio che è questo mondo, l’unico che abbiamo. Lo spazio che è la Terra, l’unica che abitiamo.
Questa Terra, che io stasera, sento che, pur maltratta, è in buone mani. Loro la salveranno. E saranno felici di viverla. E più felici ancora di riconsegnarla a chi verrà in futuro. Grazie ragazzi. E grazie a quelle magnifiche persone, sempre mal pagate e poco rispettate da uno Stato che non le tutela e poco viste da una società che non li comprende. Sono i vostri accompagnatori e i vostri formatori. Le vostre maestre e i vostri professori. Sono gli uomini e le donne dell’Amore infinito. Sono quelli che non vi lasceranno mai, neppure quando sarete lontani".
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