Coronavirus. Appello del giovane Francesco Pacilè: "Finita questa “guerra” bisognerà ricostruire un mondo e una Calabria dove nessuno venga lasciato più da solo"

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Francesco Pacilè
  02 aprile 2020 13:22

di FRANCESCO PACILE'

"Chi scrive è un giovane uomo di 28 anni, che dieci anni fa ha scelto di rimanere in Calabria non solo per studiare, ma anche per provare a costruire il proprio futuro.

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Negli ultimi anni, per come mi è stato possibile, ho fatto della militanza politica una missione per cercare di cambiare l’esistente nella mia terra natia.

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Lo spirito di solidarietà e il rispetto verso tutti gli uomini, mi hanno inoltre portato a scegliere la carriera forense al fine di difendere i diritti inalienabili della persone.

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Per questo motivo non posso tacere di fronte a quanto sta accadendo in Calabria a causa di questa terribile pandemia (e non solo).

Sarei insincero, infatti, se dicessi che quanto avvenuto negli ultimi giorni a Villa San Giovanni e a Chiaravalle mi lascia indifferente, così come non mi lasciano indifferenti i numerosi episodi di disumanità che leggo quotidianamente sui giornali.

Essere umani significa principalmente essere fratelli e solidali con chi si trova in difficoltà. Purtroppo i recenti fatti (al pari di una continua caccia agli untori, siano essi runners, portatori di cani o genitori con bambini piccoli) sono la dimostrazione di come negli ultimi anni sia stato instillato nel genere umano un certa forma di egoismo che ormai nel breve periodo potrebbe portarci all’autodistruzione.

D’altro canto però, a fronte di questa Calabria per - individualista, esiste una Calabria fatta di giovani e meno giovani impegnati ormai costantemente nel raccogliere fondi per le nostra sanità distrutta da anni di mala gestione (chi pagherà il conto se non i cittadini?), così come esiste una rete di solidarietà e di eccellenze impegnata ad aiutare i più bisognosi e a sconfiggere questo terribile morbo.

Penso non solo a tutte quelle associazioni di volontariato normalmente bistrattate dalla politica, ma anche e soprattutto al mondo della ricerca e della scienza medica che oggi riscopriamo fondamentale per la nostra sopravvivenza.

A loro va non solo il mio ringraziamento, ma anche e soprattutto la mia gratitudine, ed è per questo motivo che chiedo sempre a loro uno sforzo per il futuro.

Finita questa “guerra” bisognerà ricostruire l’Italia e la Calabria: chi meglio di loro potrà candidarsi a farlo?

Il mondo sta bruciando (da parecchio tempo), ed è per questo motivo che serve una generazione pronta a costruire una nuova umanità sulle macerie di quella vecchia.

Come i nostri nonni hanno ricostruito l’Italia dopo la barbiere del nazi-fascismo, a noi l’arduo compito di costruire un’Italia e una Calabria nuova fondata sulla solidarietà e sulla fratellanza, dove le persone, libere dal bisogno, possano essere felici ed esprimere a pieno tutto il proprio potenziale.

“Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”.

Con questa citazione di un grande uomo politico, mi auguro che il mio appello, per quanto piccolo, possa essere accolto nel futuro più prossimo possibile, per costruire un mondo e una Calabria dove nessuno venga lasciato più da solo". 

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