Uffici, ristoratori, parrucchieri ed estetisti si preparano ad alzare un plexiglass tra le persone.
E il boom di richieste di pannelli ha già generato un allarme sulla "carenza di lastre sottili in 'pmma'". L'alert è lanciato dalle stesse aziende che lavorano il materiale grezzo per realizzare le barriere cosiddette 'parafiato', fatte di polimetilmetacrilato (il cui abbreviativo è appunto pmma) e che per molte imprese è già diventato il nuovo "oro trasparente". Il materiale, noto anche con il nome di marchi commerciali registrati come 'Plexiglass' e altri, è molto ricercato: tonnellate di sfoglie di plastica di pochi millimetri vendute finora a 50 euro circa per ogni metro quadro ai laboratori di rifinitura. Ma il cui prezzo sta ora vertiginosamente salendo. Nei laboratori si lavora già alacremente per fabbricare scudi di plastica che proteggano la popolazione dalle goccioline nell'annunciata 'fase 2'. E per molti, indaffarati con le richieste più disparate di commercianti e gestori di locali, l'attesa di nuove forniture è di dodici settimane.
Il problema è dovuto innanzitutto allo svuotamento nei grandi depositi di lastre sottili di pmma in tutto il mondo, dalla Cina alla Germania, quest'ultima con il colosso 'Rohm' tra i Paesi principali a produrre la materia prima in Europa, assieme a Francia, con 'Arkema' (gruppo Evonik), e l'Inghilterra con 'Lucite' (gruppo Mitsubishi). Lo stesso materiale viene prodotto anche in Italia, in tutto da cinque stabilimenti da Pomezia a Como, ma molto più piccoli rispetto ad altri Paesi europei e con numeri decisamente più bassi. Una di queste è la 'Stilform', con sede a San Benedetto del Tronto.
"Non siamo certo al livello delle altre aziende europee, ma abbiamo tutta la catena produttiva - spiega Stefano Lorenzetti, uno dei titolari - acquistiamo il monomero, un polimero dalla Germania e attualmente abbiamo riconvertito la produzione, solitamente dedicata a blocchi spessi fino a 300 millimetri, in lastre sottili di circa 20 millimetri. Questo proprio a causa della richiesta altissima di materiale apposito per espositori e parafiato. Purtroppo in Italia non ci sono impianti tarati per produrre così tanto. Qui credo che se ne produca, tra gli impianti di tutte le aziende del nostro Paese, alcune migliaia al giorno". Non solo pannelli anti-Covid. Prima dell'emergenza del Covid il pmma era impiegato soprattutto per la fabbricazione di acquari, periscopi, lenti, mobili, sculture o nel mondo della moda. "Ultimamente ci hanno commissionato dei tavolini per alcuni yatch", spiegano alla Stilform, che in passato ha persino realizzato su richiesta delle lapidi in stile plexiglass. Aldilà dei rendering futuristici e improbabili, ora il boom è per la richiesta dei parafiati e su questo molti si erano già premuniti. "Dallo scorso 6 aprile ci hanno avvisati per tempo che il materiale sarebbe finito a breve. Abbiamo dovuto fare una scorta, visto che si prevede per i prossimi tre mesi non arriveranno altre scorte di materiale grezzo", spiega Cristina, titolare di un'azienda di Bologna.
"Con questo tipo di plastica ora ci chiedono di tutto, dalle cucce per i cani alle barriere per le estetiste, che hanno solo due buchi per infilare le mani di chi lavora - aggiunge Andrea Cerrone, titolare di Plexismart a Roma - ma da mesi stavamo già realizzando le barriere per i taxi". Ci sono anche negozi di arredamento, come una a Rapallo, ormai rincovertiti nella realizzazione dei pannelli: "Il pmma è più lavorabile del policarbonato, è come incidere il legno", spiega Ivano Erba, architetto che prima di produrre barriere per parrucchieri, arredava le case dei suoi clienti con tavolini trasparenti. E a riciclare la pmma finora, in Italia, ci pensa una sola azienda veneta. Dopo le tante campagne 'plastic free' dell'ultimo anno, la nuova era post-Covid si annuncia come un trionfo della celluloide.
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