"Abbiamo riscontrato quanto la governatrice Santelli risponde alle ormai infinite richieste, che giungono non solo da noi ma anche da tantissimi altri singoli o gruppi di calabresi, tese a far si che i nostri conterranei che ne fanno richiesta, nei modi e nei termini che la stessa Regione Calabria ha stabilito e con l’impegno di osservare le necessarie misure di sicurezza e salvaguardia, contenute nelle stesse".
Così in una nota stampa della Segreteria Provinciale del Movimento Sociale Italiano-Fiamma Tricolore di Catanzaro firmata dal portavoce del MSI-FT Natale Giaimo.
"Disposizioni emanate dalla Governatrice (così come hanno fatto allorchè hanno deciso i primi giorni di marzo di non partecipare al rientro di massa che altre migliaia di sconsiderati, almeno tali allora li consideravamo tutti, ma forse oggi ci hanno dimostrato che avevano ragione loro) - prosegue la nota - possano rientrare nelle loro case di origine".
"Più volte in passato -scrive Natale Giaimo rivolgendosi al presidente Santelli - anche recentissimo, abbiamo lodato e condiviso le sue decisioni spesso anche coraggiose e controcorrente, oggi non può essere così. Oggi diciamo che i problemi di questi tanti calabresi che vivono o si sono trovati in altre regioni d’Italia soprattutto per studio, per necessità di lavorare o per motivi sanitari devono essere i suoi problemi. I nostri non sono “buoni sentimenti” o “argomenti suggestivi”, noi stiamo prendendo in carico i problemi dei cittadini, così come ogni buon politico deve fare".
"Pensa di non poter recepire questa richiesta per paura di uno sviluppo del virus causato dai nostri conterranei che ritornerebbero? - prosegue sempre rivolgendosi al presidente Santelli - Allora prenda in carico almeno i loro problemi economici, visto che non vuole esaudire quelli umani e psicologici anch’essi altrettanto gravi e portatori di danni seri alla vita di ciascuno, e si adoperi per permettere a tutti loro una sopravvivenza dignitosa almeno per queste, altre sottolineiamo noi, poche settimane durante le quali dovranno rimanere fuori Calabria, senza soldi e spesso senza neanche una dimora, ed ivi “resistere”".
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