Coronavirus. Il dott. Roccia: "Ora si affronti il tema dell’attività routinaria pneumologica in tempo di SARS-Cov-2"
Fernando Roccia, Past President regionale SIP-IRS
11 marzo 2020 18:48di FERNANDO ROCCIA*
Riceviamo e pubblichiamo la riflessione inviataci dal Past President regionale SIP-IRS, il Dottore Fernando Roccia.
"Le conoscenze del SARS-Cov-2 crescono di giorno in giorno, in particolare sono stato colpito dalle caratteristiche di contagiosità e di resistenza extra – ospite del virus. Questo sostanzialmente pone il problema che la nostra Società Scientifica affronti, magari attraverso un ulteriore documento, il tema dell’attività routinaria pneumologica, oltre che di quella specifica, in tempo di SARS-Cov-2.
Mi riferisco in particolare ai protocolli da adottare per:
- Attività specialistica ambulatoriale;
- Management delle apparecchiature, segnatamente spirometri portatili e stanziali, cabine pletismografiche, poligrafi, ventilatori utilizzati per l’adattamento ed i test di titolazione, etc;
- Management della ventilo-terapia non invasiva domiciliare a lungo termine: basti segnalare all’uopo, la notevole diffusione di Cpap, ossia di sistemi di ventilazione “open”, di cui la gran parte è associata ad un umidificatore termo-riscaldato e che gli operatori di home care spesso forniscono prive di filtri, che, peraltro, sono antibatterici e non anti “SARS-Cov-2”. Tali dispositivi sono diffusissimi e si possono osservare tutti i giorni al domicilio dei pazienti, nelle corsie degli ospedali, nelle case di cure, nelle RSA, etc, senza che nessuno si ponga il problema di una eventuale incremento specifico del rischio epidemiologico correlato;
- Il trattamento infra-ospedaliero della COVID-19: le problematiche tecnico-organizzative correlate alla gestione “open” dei pazienti in insufficienza respiratoria acuta (ALI) severa, secondaria alla polmonite interstiziale causata dal virus dell’influenza A sottotipo H1N1 sono state rappresentate già nel 2009. A mio sommesso parere, considerata la diversa dimensione quantitativa della COVID-19, il documento AIPO – SIP del 03 marzo 2020 avrebbe dovuto “stressare” ulteriormente il concetto di concepire ospedali o “blocchi” di ospedale perfettamente “isolati” e totalmente “autonomi” quanto ad accesso, personale e strumentazione. Ciò a garanzia non soltanto dell’utenza, ma soprattutto del personale medico, infermieristico, tecnico e di supporto che devono essere messi in condizione di lavorare in una condizione il più vicino possibile al concetto di “safety”. Personale, tutto questo, prezioso per l’esperienza e la professionalità, che non può essere depauperato per motivi di salute connessi al lavoro stesso. Il problema della COVID-19 non si affronta soltanto con le tende di pre-triage, l’aumento numerico di posti letto e di personale: con le ultime due misure si mette riparo agli effetti della crisi economica sul SSN, ma l’approccio razionale e globale al problema COVID-19 non può che essere specifico e mirato: concetto di “ospedale di patologia”;
- Il trattamento del danno diffusivo che è l’elemento clinico cruciale: l’effetto citopatico diretto del virus comporta la desquamazione dei pneumociti e la formazione di cellule sinciziali multinucleate. Questi effetti possono essere contrastati soltanto dalla terapia antivirale.
L’edema alveolare, l’edema interstiziale, la formazione di membrane jaline, etc invece conseguono all'azione di citokine pro-infiammatorie. Questi effetti, comuni all'ARDS in generale, venivano contrastati da noi, circa 15 anni orsono, con i protocolli a base di surfactal, di idrocortisone a 50 mg ev ogni 4 - 6 ore, etc. Oggi, invece possono essere contrastati molto più efficacemente dai farmaci biologici e non mancano segnalazioni in questo senso, ad es. per il Tocilizumab".
*Past President regionale SIP-IRS