di TERESA ALOI
Non bastava la repentina diffusione del coronavirus a metterle angoscia. Non bastavano i numeri di un contagio che sembra non placarsi. Il dramma, perché di dramma si parla, di una giovane avvocatessa crotonese vale la pena di essere raccontato fosse solo per evitare che la sua stessa vicenda possa ripetersi.
Ha vissuto giorni da incubo fino a quando qualche minuto fa la tanto attesa telefonata l'ha rassicurata: la sua bimba di soli 8 mesi è risultata negativa al coronavirus.
Tutto inizia lunedì quando il sesto senso di mamma fa si che le si accenda un campanello di allarme: la piccola è venuta in contatto con una persona a servizio anche in un'altra casa dove poche ore dopo si scoprirà esserci un caso positivo.
Inizia la trafila delle telefonate: dal numero verde a quello della Protezione civile, passando per il Dipartimento provinciale Igiene pubblica "che non apre neanche la pec - spiega - che mi ero premurata di scrivere". Ma anche al suo medico curante e alla pediatra "Che non conoscono la prassi".
Al 112 segnala il caso: si prendono i dati ma tutto, secondo il suo racconto, finisce lì.
Ore e ore di telefonate e di angoscia che non le danno tregua. Di giorno come di notte. E poi quelle linee di febbre e quella tosse accusate dalla neonata che qualche giorno prima era stata visitata dalla pediatra tanto da iniziare una terapia antibiotica, che certo non la rassicurano.
"Non so quante telefonate ho fatto - racconta oggi la giovane mamma - fino a quando, coinvolgendo più persone e minacciando di presentare una denuncia alla Procura della Repubblica, mi dicono che martedì pomeriggio sarebbero venuti a fare il tampone alla mia piccola".
Quel tampone glielo faranno solo mercoledì intorno all'ora di pranzo. L’esito è negativo. Lei intanto resta in quarantena volontaria. Non accusa sintomi e quindi niente tampone.
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