“Il campo nomadi di località Scordovillo a Lamezia Terme, situato nelle adiacenze dell’ospedale, da anni registra costantemente un transito quotidiano in entrata e in uscita. Cosa succederebbe tra i circa 700 ROM, ove questi, da malaugurati vittime o/e untori, espandessero il dramma del coronavirus nell’area circostante e in città? Sarebbe o no una bomba patologica a diffusione massiccia?” Salvatore De Biase, già presidente del consiglio comunale di Lamezia Terme, esprime la sua preoccupazione e lancia un monito alle autorità competenti: “Vi sono stati al riguardo interventi volti alla prevenzione? E chi li ha messi in pratica? Il comune? L’Asp? Dal ‘via vai’ giornaliero, e dalle notizie raccolte, non sembra siano state prese le dovute cautele”.
“Eppure – tiene a precisare l’ex presidente del consiglio comunale - il rischio contagio è alto a Scordovillo, considerate le condizioni ambientali in cui vivono i rom e la presumibile assenza di ogni condizione di protezione e sicurezza”.
“Pertanto – aggiunge De Biase - se la preoccupazione che circola in città potrà essere smentita con le garanzie del caso e gli interventi necessari, sicuramente la salute pubblica ne gioverebbe”.
“L’appello dunque viene rivolto – sottolinea - agli organi competenti e deputati a vigilare e scongiurare ogni pericolo. Colgo l’occasione, invece, per manifestare il mio sincero apprezzamento alle Forze dell’Ordine, che giornalmente sono impegnate sul territorio, per vigilare e far rispettare la legge, anche con rischi personali”. “Uguale riconoscimento va rivolto al mondo sanitario Lametino, reso particolarmente fragile – conclude - dalle continue spoliazioni e riduzione di personale, per cui oggi affronta una battaglia difficile, unica nel suo genere, con pochi mezzi, seppur con abnegazione e prevalente professionalità mostrata in un contesto che deve misurarsi con vulnerabilità diffuse da recuperare in tempi ristretti”.
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