Coronavirus. Il virus può essere presente in mare? L'infettivologo Torti rassicura: "La contaminazione, semmai avvenisse, sarebbe con una carica infima”

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images Coronavirus. Il virus può essere presente in mare? L'infettivologo Torti rassicura: "La contaminazione, semmai avvenisse, sarebbe con una carica infima”
Carlo Torti
  20 aprile 2020 16:56

di TERESA ALOI

"Il virus può essere presente nelle acque. In effetti, il virus viene escreto con le feci dei soggetti infetti anche dopo la guarigione clinica e oltre il momento in cui si ottiene la negatività del tampone sulle vie respiratorie. Tuttavia, stanti le misure di igiene che devono impedire la contaminazione delle falde acquifere con materiale di provenienza fecale e considerando che il tasso di portatori del virus sarà destinato a ridursi ulteriormente con l’approssimarsi dell’estate (se saremo bravi a mantenere ancora il distanziamento sociale e il sistema sanitario sarà efficace a individuare, isolare e trattare precocemente pazienti infetti), ritengo che la contaminazione delle acque marine, semmai avvenisse, sarà con una carica infima, tale da non provocare significativi rischi alle persone nel nostro Paese".

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Una buona notizia. Una bella notizia che fa ben sperare. Con la data del 4 maggio ormai un passo, anche la stagione calda che ci porterà all'estate non appare così lontana. E, in tempi normali gli occhi sarebbero rivolti alle vacanze o ai weekend.

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Nervi saldi e mente lucida, il professore  Carlo Tortiinfettivologo catanzarese, dal Policlinico universitario dove dirige l'Unità operativa Malattie infettive tropicali  tranquillizza.  La risposta alla domanda se sia possibile l'esistenza del virus in acque marine ha il dono di riportare un barlume di normalità. E non è poco.

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Perché tra distanze da rispettare, fasce orarie limitate, nessuna aerea di gioco comune disponibile e maggiori controlli sulle spiagge libere, di normalità c'è davvero poco. Sarà un’estate di convivenza con il coronavirus. Questa pare, almeno per ora, la via da seguire. Non si ha la matematica certezza che il virus possa sparire con il caldo, anche se c’è ragione di credere che le temperature in rialzo possano aiutare almeno a fermare i contagi. Il coronavirus - questo lo abbiamo ormai imparato tutti - è un virus respiratorio e alcuni di questi, come ad esempio  quello dell’influenza, hanno in effetti un andamento stagionale: l’epidemia ha il picco nei mesi invernali e poi scema. Come dire, anche il virus si prenderà una vacanza d’estate.    

E allora, professore, il caldo ci salverà? Le pandemie hanno dimostrato di non seguire un andamento di tipo stagionale. Il picco dell’influenza spagnola ad esempio fu in estate e quello dell’influenza H1N1 del 2009 ad aprile-maggio. 

"Le osservazioni di un relativo risparmio, finora e con le dovute cautele, di zone calde del pianeta (come la Thailandia o l’Africa) fanno ben sperare. È possibile che il caldo influisca sia nel ridurre la probabilità del contagio (il virus vive poco e male alle alte temperature e le persone si affollano meno in luoghi chiusi e sono meno suscettibili all’infezione per sistemi di difesa dell’organismo più efficienti con il caldo) che nel ridurre il rischio di malattie gravi (anche per una più bassa carica virale infettante)".

 La domanda posta da molti è se servirà mettere la mascherina in spiaggia.   

"Per quanto riguarda le mascherine, la risposta è “sotto condizione”. Credo che, se manterremo l’isolamento sociale e il sistema sanitario continuerà a fare del suo meglio, questo sarà un buon “investimento” e non saremo costretti a portare le mascherine in spiaggia. Tuttavia, ritengo che quest’anno, in spiaggia, sia prudente mantenere una certa distanza dagli altri bagnanti. Peraltro questo potrà anche rappresentare, per alcuni se non per tutti, una opportunità per vivere il mare e la spiaggia in modo più rilassante".

Un'ultima domanda. A Parigi sono state trovate tracce minime di virus nell'acqua non potabile.  L'acqua che sgorga dal rubinetto è sicura? 

"Per quanto riguarda l’acqua del rubinetto, la garanzia di potabilità si applica anche al "rischio coronavirus". Il problema maggiore rimane nei viaggiatori in zone endemiche per malattie a trasmissione oro-fecale, a cui da sempre si consiglia di bere acqua in bottiglia ed evitare bevande con ghiaccio. Da noi, mantenendo i ferrei controlli che assicurino la potabilità dell’acqua del rubinetto, non prevediamo problemi particolari, sia per tutte le alte infezioni a trasmissione oro-fecale, che per il nuovo coronavirus". 

 

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