di EDOARDO CORASANITI
Le restrizioni dovute al Coronavirus aprono decine di prospettive: relazionali, umane, sociali, psicologiche e sanitarie. Tra di queste, a dover cambiare sono anche le dinamiche tra genitori e figli, tra genitori separati e figli.
In quest’ultimo caso, dall’emanazione del primo Dpcm sono tante le difficoltà che padre e madri che non vivono insieme ma che mantengono il loro status di genitori. Come prima del decreto firmato dal presidente Conte, il desiderio di condividere la vita con i bambini o ragazzi esiste ed è concreto.
Il problema è che finora non tutti i Tribunali viaggiano nella stessa direzione, come fa notare l’avvocato catanzarese Marcello Allevato, che si occupa di diritto di famiglia. Busto Arsizio non pone problemi, Bari invece sì. Dubbi che lo scorso 30 marzo hanno spinto l’Unione delle camere Minorili a chiedere delucidazioni al Governo. A confondere le acque anche le autocertificazioni. Quella del 18 marzo inseriva la voce “obbligo di affidamento” per poter giustificare gli spostamenti. Tra una e l’altra, questa voce è sparita. E così la confusione è aumentata, anche se le Frequently asked questions (Faq) del Governo chiariscono che si può andare a vedere i figli.
Ma se una sorta di trasparenza esiste tra chi è in possesso di un provvedimento del giudice, meno certezze si trovano per le coppie che ancora non hanno formalizzato una separazione davanti ad un magistrato.
Il consiglio dell’avvocato Allevato è di portare con sé una certificazione firmata dal proprio avvocato che attesti l’impossibilità di vivere in serenità il rapporto matrimoniale. Meglio ancora, per evitare ogni dubbio da parte delle forze dell’ordine, sarebbe una corrispondenza tra i due legali che attesti la situazione.
Al momento, infatti, non ci sono soluzioni concrete e questo spesso finisce per mettere in difficoltà l’aspetto più importante di tutta la vicenda: il bene del minore.
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