Coronavirus. L’appello dei Cobas: “I call center di Cosenza non divengano luoghi di diffusione del contagio”.

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images Coronavirus. L’appello dei Cobas: “I call center di Cosenza non divengano luoghi di diffusione del contagio”.

  08 marzo 2020 17:18

“Crediamo che i call-center possano diventare a breve luoghi di facile contagio del COVID-19. Crediamo sia necessario attuare tutte le disposizioni governative e Oltre, riducendo i flussi di lavoro, disinfettando sale e postazioni, consentendo l'accesso di un numero ridottissimo di lavoratori in grado di mantenere distanze di sicurezza o chiudendo del tutto le attività (cosa più sensata al momento secondo noi)”, afferma il Cobas Telecomunicazioni Cosenza. 

“Nella sola area urbana cosentina siamo diverse migliaia e abitiamo in tutti i paesi della provincia e non solo. Crediamo che le vite e la salute delle persone valgano più di profitti, fatturato e Pil, e questo vale ancora di più oggi nel momento in cui ci troviamo costretti a pagare il prezzo carissimo dei tagli alla sanità e dell'aziendalizzazione di ogni servizio sociale essenziale.

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Le carenze della sanità pubblica qui in Calabria erano evidenti a tutti già da prima del Covid19, dobbiamo assolutamente limitare il contagio con ogni mezzo necessario. Rischiamo che il sistema sanitario collassi e che qualcuno sia costretto a scegliere a chi fare la terapia intensiva, scegliere in pratica fra chi vive e chi muore, come sta già succedendo al Nord!

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Questo è il frutto marcio e avvelenato di una società intera, di uno Stato e delle Regioni, che non hanno voluto andare oltre i diktat dell'economia e del business (legale o meno). Noi crediamo che la soluzione più ragionevole al momento sia quella di chiudere le attività produttive non essenziali con indennizzo pieno di tutte le giornate di lavoro perse.

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Potremmo sembrare allarmisti o paranoici ma abbiamo a cuore le vite e la salute dei nostri cari e delle nostre comunità e non vogliamo diventare i super diffusori di questa pericolosa pandemia nell'area urbana di Cosenza. PRIMA LE VITE UMANE!”. 

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