di ANTONELLO TALERICO *
La Regione Calabria deve iniziare a programmare concretamente la c.d. fase 2 (con la creazione dei Covid-Hospital), come richiesto dal Ministro della Salute, per centralizzare la gestione dell’emergenza covid in strutture dedicate e, superare l’impostazione attuale degli ospedali “misti”.
Sino ad oggi è mancata una programmazione organica ed il necessario coordinamento della rete del SSR, in balia di scelte sganciate da un reale piano di emergenza. Adesso non c’è più spazio per l’improvvisazione e per il fumo negli occhi (dove sono finiti i posti letto tanto sbandierati già nel mese di febbraio, gli ospedali tutti pronti, gli ospedali da campo, i presidi sanitari, i dpi, etc…).
Non è più possibile gestire promiscuamente i malati covid e non covid nelle stesse strutture sanitarie, per l’alta contagiosità del virus, per le enormi difficoltà di sanificazione di vaste aree e per i potenziali veicoli di diffusione del covid che di fatto mettono a rischio tutti gli utenti ed i sanitari.
Del resto, gli ospedali “ordinari” (hub e spoke) devono ritornare a fornire assistenza sanitaria ai malati non covid (abbiamo ancora le altre malattie ed emergenze), poiché di fatto il timore di contrarre il virus ha impedito (anche per la sospensione di alcune prestazioni sanitarie) all’utenza l’accesso alle prestazioni ospedaliere (anche di base), sia per le viste ambulatoriali, di controllo, routinarie e di prevenzione. Nella situazione attuale si corre il rischio di dover fronteggiare altre emergenze sanitarie (non covid) per tutti coloro che allo stato non possono più curarsi o fare prevenzione (pensiamo ai malati oncologici, agli immunodepressi, ai diabetici, ma anche agli altri malati).
Il quadro è allarmante, ancor più se si pensa alle liste di attesa pre-covid, alle eventuali nuove (re)infezioni (si registrano casi di recidiva da coronavirus) e/o alla co-morbilità di alcuni pazienti.
Dobbiamo riorganizzare l’assistenza sanitaria territoriale dei Distretti sanitari (al momento inesistente e pressoche’ fallimentare) per riportare a condizioni di normalità cura e assistenza sanitaria, tramite il coordinamento e l'integrazione dei medici di medicina generale, dei medici di continuità assistenziale, dei pediatri di libera scelta, degli specialisti ambulatoriali e delle altre figure sanitarie (infermieri, psicologi, professionalità ostetriche e tecniche, riabilitazione, prevenzione).
Occorre una gestione autorevole della sanità, senza potersi ammettere più compromessi e/o resistenze di classi sociali-economiche autoctone.
Difatti, pur di non aprire le porte del Policlinico ai malati covid (quello che la Regione aveva definito Centro Covid) si era cercato, addirittura, di sistemare (perdendo troppo tempo) i circa 50 anziani (20 già deceduti) della Clinica di Chiaravalle in un Ospedale (Lamezia Terme) non idoneo (come era ben noto a chi lo aveva individuato), salvo poi obbligarsi il Policlinico “in fretta e furia ad attivare circa 50 posti”, dopo che il Dott. Belcastro (DG Dip. Tutela della Salute) era stato “costretto” (probabilmente a seguito anche dell’intervento del Commissario Straordinario dell’Asp Catanzaro, dott.ssa Latella) a firmare il provvedimento che disponeva il tanto agognato trasferimento degli oramai moribondi pazienti di Chiaravalle.
Queste resistenze erano riaffiorate nei giorni scorsi in virtù di vari comunicati e smentite incrociate di contenuto imbarazzante, tutte provenienti dall’ambiente universitario, che in questa emergenza epidemiologica avrebbe dovuto essere protagonista anche per le attività di ricerca anti-covid (addirittura Cosenza pur senza avere una Facoltà di Medicina è risultata essere molto più attiva), anziché subire le varie sollecitazioni. Eppure il Policlinico può vantare medici ed infermieri di cui dobbiamo essere orgogliosi, perché sono scesi in campo in prima linea, dovendo gestire il più alto numero di malati covid e, ciò anche in assenza di qualche professore che è mancato all’appello per l’emergenza da coronavirus.
Anche il Commissario Straordinario Asp CS – Zuccatelli, è andato in contrasto con i vertici regionali, avendo disposto nuovi posti COVID negli Ospedali SPOKE -Del. n. 366/2020 P.O. Cetraro e Del. n. 379/2020 P.O. Corigliano-Rossano-, in aperta violazione delle prescrizioni della circolare della Regione Calabria n.120424 del 26 Marzo 2020), che aveva “precluso” il trattamento dei malati covid negli Spoke.
Tutta questa confusione deve farci preoccupare, specie ora che inizia la fase più delicata, quella della “convivenza con il virus” che non ammette errori e richiede piuttosto direzioni e gestioni concrete ed ordinate, non task force di 50 componenti, ma un’unica figura competente con pieni poteri, capace di gestire l’emergenza sanitaria in Calabria.
Oggi il Presidente Santelli, forte della Legge sul c.d. spoil system (L.R. 12/2005), ha la possibilità di nominare professionisti di alto spessore e di riconosciuta fama per mettere ordine alla sanità calabrese e, per avviare quel cambiamento che i cittadini calabresi attendono da anni, anzi da sempre.
Del resto, sono tanti i punti su cui ancora dover intervenire e mettere ordine.
Manca, ancora, un programma di politica sanitaria regionale, che nella situazione emergenziale sarebbe “sganciata” anche dalle rigide limitazioni del commissariamento, per cui anche rispetto al piano assunzioni e approvvigionamento di beni e servizi la Calabria potrebbe avere la possibilità di approfittarne, tentando di stabilizzare i precari e sollecitando la modifica dei criteri (iniqui) di ripartizione delle risorse statali, che fino ad oggi hanno gravemente pregiudicato la sanità del sud ed in particolare quella calabrese.
Manca, ancora, l’attivazione concreta dell’assistenza sanitaria per i circa 750 malati covid in isolamento domiciliare, che poi sono quelli più esposti al rischio aggravamento “incontrollato” (Lombardia docet).
Manca, ancora, la previsione dei Covid-Hospital, che devono essere individuati, almeno uno per ognuna delle tre aree territoriali della Calabria (nord, centro, sud), distinti dagli Ospedali civili di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria che dovranno ritornare a garantire l’assistenza sanitaria senza commistione con i malati covid, puntando quindi a creare almeno una struttura regionale di eccellenza per le malattie infettive (l’emergenza da covid potrebbe durare anche oltre un anno).
Manca, ancora, l’apertura del Padiglione C del Policlinico di Germaneto, che rischia di creare l’ennesimo incidente tra Università e Regione (e con i cittadini calabresi), in quanto ancora non si è compreso a chi sia imputabile l’omessa attivazione del plesso, se all’inerzia (o scarsa incisività) dell’Università o all’incapacità (non volontà) della Regione Calabria.
Questo rappresenta, soltanto, l’ABC, speriamo di avere, almeno, la lavagna su cui iniziare a scrivere.
*avvocato
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