di ANTONELLO TALERICO*
Prima di approfondire i termini dell’incontro avvenuto ieri con il Presidente della Regione Calabria, voglio sottolineare che TUTTI GLI OPERATORI SANITARI (costretti ad esporsi al contagio ogni giorno e potenzialmente con ogni paziente) e la Direzione Sanitaria del Presidio Ospedaliero Pugliese-Ciaccio stanno affrontando con impegno e coraggio una emergenza epidemiologica, DA SOLI, senza essere dotati dei minimi dispositivi di protezione individuale. Questo è un atto di grande umanità e sacrificio in favore di tutta la Comunità.
Il mio impegno in questa vicenda è stato indotto dalla necessità di tutelare la posizione dei sanitari (sui quali i calabresi devono fare affidamento), cui va il mio ampio ed incondizionato sostegno in questa battaglia comune, oltre al mio plauso.
E’ un modo per sentirci tutti in prima linea, con tutti loro.
Altra cosa, poi, è l’organizzazione del sistema sanitario regionale e la gestione di questa emergenza da parte di chi ha il potere di decidere cosa fare e come.
Ho sostenuto e sostengo che per evitare un’esplosione improvvisa dei contagi in ambiente ospedaliero (anche tra gli stessi medici), dobbiamo evitare le condizioni di promiscuità tra pazienti covid-19 e pazienti non covid-19. In tutti gli ambienti dove transita un paziente affetto da covid -19 (ed i sanitari entrati in contatto con lo stesso), quand’anche con la barella di biocontenimento, è difficile, poi, avere certezza sull’avvenuta successiva “decontaminazione”, come ad esempio la sala tac, ove quasi tutti i pazienti covid-19 vengono tradotti per gli accertamenti radiodiagnostici ed occorre una accurata disinfezione da parte di personale specializzato. Invero, in quella stessa sala tac vengono portati anche i pazienti non covid- 19. Ecco perchè il rischio di contaminazione è elevatissimo.
Le caratteristiche strutturali dell’Ospedale Pugliese-Ciaccio determinano una impossibilità oggettiva nella individuazione di percorsi esclusivi per il paziente covid -19, ed implicano, quindi, ulteriori problematiche a causa della necessità di “chiudere” per alcune ore (circa 3-4 ore!) le aree ospedaliere percorse dal soggetto contagiato, al fine di procedere alla prescritta sanificazione.
Tale operazione per la sanificazione degli ambienti “sporchi” (infetti) determina il blocco delle sale di diagnostica e, quindi l’impossibilità di accesso da parte dei pazienti non covid , pur in condizioni di urgenza.
Tutto ciò appare incomprensibile, vieppiù, se si pensa che l’Ospedale Pugliese-Ciaccio e NON altri, ha l’esclusiva gestione di tutte le urgenze/emergenze, che spesso richiedono una diagnostica strumentale NON DIFFERIBILE (esempio: politrauma, urgenze neurochirurgiche, stroke acuto, urgenze chirurgiche, etc.).
Ecco perché è altamente rischioso mantenere l’accoglienza del paziente affetto da covid- 19 e le connesse attività diagnostiche presso l’A.O. Pugliese-Ciaccio.
Ciò sarebbe possibile solo a condizione che venisse escluso l’esame Tac per i pazienti covid o sospetti covid.
Difatti, tutti questi esami potrebbero eseguirsi, senza alcun pericolo per i non covid, direttamente presso il Policlinico, che ha in dotazione due macchinari Tac nel reparto di radiologia, senza creare alcun blocco per le urgenze non essendo dotato il Polo Universitario di un Pronto Soccorso.
Gli ulteriori “pericoli” di contaminazione dell’Ospedale Pugliese provengono, altresì, dalla circolazione di parenti e/o amici dei singoli malati covid, specie di quelli ricoverati in terapia intensiva, a causa di una infelice collocazione ed organizzazione del pre-triage, per la mancanza di un controllo vigilato per l’accesso al Pronto soccorso, dove arrivano o possono arrivare anche pazienti che presentano i sintomi del covid (risulterebbe ad oggi ricoverato in medicina d’urgenza un paziente con febbre e polmonite, che sarebbe passato prima dal pronto soccorso).
Ed è anche il caso di precisare che l’ospedale Pugliese così come l’Annunziata di Cosenza o il Morelli di Reggio Calabria sono strutture inadatte per il loro posizionamento, nonché per la loro logistica per essere utilizzati in modo appropriato ad affrontare emergenze di massa o infettivo logiche, in quanto situati al centro delle città, con poche ed anguste strade di accesso e deflusso, insufficienti e/o addirittura mancanti di spazi idonei.
Ecco perché è fondamentale concentrare ANCHE la fase diagnostica, la gestione e cura dei pazienti covid-19 in un’unica struttura, qual è quella del Policlinico di Germaneto. Solo cosi si eviterebbe di aggravare le disfunzioni del Pugliese Ciaccio che potrebbe continuare a fornire le prestazioni sanitarie di emergenza e gestire le urgenze ed i malati no-covid più gravi.
Si aggiunga, ancora, che gli stessi operatori del 118 (dei vari presidi ospedalieri) non avrebbero ricevuto alcun specifico protocollo per il trasporto e gestione dei malati covid o sospetti covid e per le altre procedure da seguire, così come non sono stati dotati dei più appropriati presidi di autoprotezione.
A dimostrazione delle plurime difficoltà denunciate, a Crotone un caso di paziente covid sarebbe stato gestito dagli operatori “caricando” il paziente e facendolo circolare per la città per circa un’ora nella speranza che arrivasse da Catanzaro l’autorizzazione per il ricovero, come poi avvenuto.
Per tutte queste ragioni, avevamo richiesto al Governatore della Regione Calabria di concentrare il “Centro Covid” presso il Policlinico di Germaneto, che avrebbe gestito tutti i pazienti covid e sospetti covid, dalla fase diagnostica/strumentale a quella della trattazione e cura e, sul modello cinese allestire delle tende pre-triage in spazi ampi ed aperti e con modalità che consentissero una sanificazione degli ambienti, onde evitare il contagio dei soggetti sani.
Del resto, presso il Policlinico sarebbe possibile individuare un'area da destinare ai pazienti “sospetti” che necessitano di monitoraggio anche per la eventuale evoluzione clinica, postazione che allo stato presso il Pugliese-Ciaccio non sarebbe facilmente individuabile.
La prova che ci sia stata a livello regionale improvvisazione e difficoltà organizzativa, è dimostrata dall’assenza a tutt’oggi di un preventivo Piano di Emergenza e di uno specifico Piano di emergenza infettivologica.
ADESSO PERO’ ABBIAMO LA POSSIBILITA’ DI RIMEDIARE CREANDO COME DETTO IL CENTRO COVID NEL POLO UNIVERSITARIO DI GERMANETO (con la previsione di numero 80 posti letto nel Padiglione C, dove verranno ricoverati solo pazienti covid 19), sono certo che SARA’ UNA OCCASIONE importante PER FAR INTEGRARE FINALMENTE L’UNIVERSITA’ CON LA CITTA’ DI CATANZARO.
ALTRO CHE CATTEDRALE NEL DESERTO.
E RICORDIAMOCI: Mentre il coronavirus ci costringeva ad allontanarci, nonostante la distanza, giorno dopo giorno, noi tutti, inconsapevolmente, ci siamo uniti per combattere insieme.
*avvocato
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