"Lo scorso sabato sera (28 marzo 2020), in maniera del tutto inattesa, è comparso sugli schermi il Premier Conte e, con lui, il Ministro Gualtieri ed il Presidente dell’ANCI De Caro.La sorpresa ha fatto pensare ad un annuncio clamoroso, o quanto meno di notevole rilevanza. Giusta aspettativa? Vediamo.Sono state comunicate due misure decise dal Governo.
La prima è l’erogazione anticipata della prima rata del Fondo di solidarietà, cioè di quelle risorse finanziarie generate dal gettito IMU e già di pertinenza dei comuni". Lo afferma in una nota Nicola Candiano, di Corigliano Rossano.
"Lo Stato ne cura la riscossione e poi lo ripartisce con intento perequativo, sulla base della spesa storica (in progressivo allentamento), dei fabbisogni standard e della capacità fiscale di ogni comune percettore.Il trasferimento è normalmente previsto in due rate annuali, al 31 maggio ed al 31 ottobre, rispettivamente del 66% e del 33% del totale di circa 7 miliardi di euro.
Lo strumento normativo utilizzato è ancora una volta un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), di cui non si comprende l’utilità.
Ancor più se – attingendo dal sito ufficiale del Governo – se ne legge l’art. 10 secondo cui il Ministro dell’Interno (competente in materia) “provvede ad erogare a ciascun comune quanto attribuito a titolo di fondo di solidarietà (..) in due rate da corrispondere entro i mesi di maggio ed ottobre 2020”.
"Dunque, qual è la novità?", si chiede l'avvocato Candiano: Incredibilmente non è dato capire!
Infatti, se il trasferimento della prima rata doveva comunque avvenire entro il termine massimo del 31 maggio, niente impediva al Ministro dell’Economia di mettere a disposizione le somme al Ministro dell’Interno per emanare il proprio Decreto.
In ogni caso siamo di fronte a normali atti dei rappresentanti del Governo afferenti a compiti d’ufficio e che trovano la loro legittimazione in fonti legislative.
Quindi un’inutile sovraesposizione mediatica del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Un’altra domanda da porsi è: quale utilità può avere tale iniziativa, nello specifico, per il contrasto al COVID 19? La risposta è: nessuna.
Basta rilevare che si tratta di risorse ordinarie in ogni caso già di pertinenza dei comuni, da allocare sulla parte corrente del bilancio e da utilizzare per ogni correlata voce di spesa, dagli oneri per il personale, all’erogazione dei servizi, alla manutenzione del patrimonio ed altro ancora.
Ma ipotizziamo che l’anticipazione (?) del trasferimento sia stata fatta per consentire ai comuni una disponibilità immediata in cassa di risorse da spendere in interventi socio-assistenziali richiesti dalla crisi determinata dall’epidemia.
Occorre chiedersi come fare, stante la rigidità dei bilanci dei comuni per la scarsezza delle risorse, a malapena sufficienti a far fronte alle ordinarie esigenze? A cosa si può rinunciare? In quali capitoli di spesa possono essere realizzate delle economie?
A parte il merito (spesso insuperabile) vi è una questione di metodo. Perché – allo scopo – occorrerebbero delle variazioni di bilancio, ma per variare il bilancio, in linea di principio, è necessario che esso sia stato approvato. E non sono molti i comuni virtuosi che vi hanno provveduto; non nelle realtà a noi più vicine. A parte la contraddizione paradossale con la previsione contenuta nell’art. 107 del D.L. n. 18/2020, che ha prorogato il termine per l’approvazione dei bilanci proprio a causa del coronavirus. Mentre ci sarebbe bisogno di Comuni pienamente operativi sotto il profilo finanziario.Le variazioni possibili nel corso dell’esercizio provvisorio sono infatti limitate, macchinose e rischiose per la mancanza di un quadro di riferimento certo e di una programmazione strategica e, perciò, sono sconsigliate nell’ottica del buon andamento dell’azione amministrativa, specie in situazioni precarie dei bilanci.
Allora, in conclusione, al DPCM del 28 marzo non può che attribuirsi probabilmente una finalità residuale e ben circoscritta: dare ai comuni un po' di liquidità per compensare quella persa a seguito dei mancati o ridotti introiti dei tributi locali, sospesi quasi dappertutto nella riscossione e così tentare di evitare, in tutto o in parte, il ricorso alle anticipazioni di cassa.
Insomma siamo di fronte ad un provvedimento inutile e comunque minimale, da trincea difensiva, deludente rispetto alle modalità ed ai toni dell’annuncio, rispetto a cui meraviglia la copertura fornita dal presidente dell’ANCI.
Qui si tratta effettivamente di nuove risorse, poche o molte che siano, e si intuisce che l’urgenza e la necessità dell’annuncio in televisione siano state determinate dalla preoccupazione di reazioni incontrollate da parte di fasce di popolazione stremate che non hanno i mezzi minimi di sostentamento, letteralmente non hanno di che mangiare.
I comuni, i sindaci definiti da Conte come le prime sentinelle delle necessità dei cittadini, sono stati individuati come gestori ed erogatori dei 400 milioni di euro con il vincolo della destinazione per la spesa alimentare e per generi di prima necessità a favore dei meno abbienti.
La somma è stata ripartita tra i comuni in base al criterio della popolazione ed a quello della distanza tra il reddito pro-capite locale e quello medio nazionale.
L’uso dell’ordinanza di Protezione Civile è servita per dare la massima rapidità all’azione e per consentire la deroga alle norme vigenti, come quella di consentire ai comuni in esercizio provvisorio di variare il bilancio con delibera di giunta.
E’ da pensare che si tratti di un primo intervento tampone per le prossime due/tre settimane, da reiterare in relazione all’andamento della situazione, specie con riferimento alla ripresa delle attività produttive.
L’operazione, in comuni medio grandi- continua l'avvocato- presuppone l’esistenza di un‘efficiente macchina organizzativa coadiuvata dai soggetti del terzo settore.Occorrerà massimizzare l’efficacia della spesa in modo da raggiungere la più ampia platea di aventi diritto, da individuare con attenzione al fine di evitare abusi da parte dei soliti furbi. Per fare ciò occorrerà tanta trasparenza nella gestione e nella rendicontazione, evitando di trasferire denaro o equivalente ai beneficiari, seguendo per quanto possibile l’indicazione di consegnare direttamente generi alimentari e beni di prima necessità
Insomma siamo di fronte a ben poca cosa rispetto a quello di cui ci sarebbe bisogno. Nulla di strutturale, solo misure tampone.
E’ auspicabile che si cominci a pensare al dopo uscita dall’emergenza sanitaria e, acquisite le dovute risposte dall’Europa, si predisponga un grande piano che veda i Comuni protagonisti non per distribuire derrate alimentari, ma – con nuove regole contabili e procedurali – per attuare investimenti con grandi risorse straordinarie in grado di rilanciare economia e occupazione, e nel contempo riqualificare le città"
"Ma per fare ciò ci sarà bisogno, a tutti i livelli, di una classe dirigente all’altezza del compito. Non si tratterà più – con gesti tanto facili quanto popolari/populistici – di dare risposte alle esigenze securitarie di una popolazione impaurita dal virus, disposta ad accettare tutte le ordinanze ed i divieti, ora utili ed ora persino stravaganti.Occorrerà invece, per come pretendere dalla Politica, saper guardare oltre verso un nuovo mondo, in cui niente sarà più come prima, nemmeno la normalità.
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