di Maria Claudia Conidi
Facendo seguito a quanto scritto in tema di ergastolo ostativo(da rabbrividire), corollario dovuto è quello inerente alla concessione dei benefici penitenziari ai boss di mafia, causa Coronavirus.
Mi ha molto colpito l’indignazione, assolutamente condivisa da me cui mi associo fervidamente, dell’attuale segretario della Commissione Parlamentare Antimafia Wanda Ferro, a proposito della scarcerazione del boss lametino Vincenzino Iannazzo, per il quale la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha accolto di recente la richiesta di misura alternativa alla carcerazione con quella degli arresti domiciliari per come proposta dalla difesa, nonostante il parere contrario dell’Ufficio di Procura Generale.
Penso che all’interno delle carceri italiane la situazione non sia peggio ,per rischio contagi,di quella esistente in qualsiasi altro luogo che ospiti una comunità ,costretta per ovvie ragioni a rimanere aggregata in un’unica struttura e mi riferisco ai nosocomi ,alle comunità di recupero dei tossicodipendenti,alle “case famiglia”,agli ospizi,ai “cottololenghi”, gli orfanotrofi,ai centri di accoglienza per extra comunitari,a quelli i antiviolenza che ospitano vittime di stupri e quant’altro, insomma a tutti quei luoghi in cui la messa in comune stabile e permanente costituisce la ratio ispiratrice dell’istituto previsto.
Non capisco come e perché per le carceri il problema si ponga in maniera perentoria ,come se mettendoli nei propri domicili, il Coronavirus possa,lì, preservarli dal contagio.
Smettiamola con questa storia del contagio via saliva, starnuto o colpo di tosse.
Ditemi il primo in assoluto come è stato contagiato?: gli ha per caso starnutito nel naso un pipistrello?Mi pare tutto un po' assurdo.
Il clima di terrore che regna è giustificato dalla necessità di arginare e prevenire il contagio con mezzi più che restrittivi , atti a responsabilizzare le masse ad attuare le misure più caute per scongiurare il più possibile il la divulgazione della malattia, ma credo che il virus, per come è stato comunque più volte detto da personale medico più preparato di me ,che il virus è nell’aria e colpisce severamente solo i più deboli con organismi già provati.
A prescindere da tali considerazioni, merita attenzione da parte del Ministero di Grazia e Giustizia il problema del sovraffollamento nelle carceri italiane, non tanto per l’emergenza Coronavirus ,quella sicuro, ma per la necessità di far sì che tale popolazione possa comunque essere assicurata degnamente al carcere, non in condizioni di eccesso numerico.
Come? Costruendo più carceri, ha detto qualcuno di grande intelligenza.
Sicuramente. Di certo non facendo un’ordinanza con cui si ordina al Coronavirus di non infettare i detenuti, ma prevedendo strutture onnicapienti a norma e adeguate alla numerosità della gente ivi destinata-
Quante strutture esistono, mi domando, che sono state sequestrate dallo Stato proprio alla mafia o che restano giacenti e abbandonate perché non sfruttate e lasciate a marcire in ogni parte d’Italia? Tantissime .
Quanto al problema dei boss scarcerati ,oltre al Galati con ergastolo ostativo per il quale si è scomodata pure la Cassazione, oggi si aggiunge il Signor Iannazzo Vincenzino, capo della omonima cosca e condannato in secondo grado ,nel processo denominato “Andromeda” con pena rideterminata in a quella di anni 14 e mesi 6 di reclusione per reati di tipo mafioso -
La maxi operazione Andromeda coordinata dalla Dda catanzarese allora diretta dal procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo e condotta dalla Squadra Mobile di Catanzaro allora diretta da Rodolfo Ruperti e dalla Dia di Catanzaro, aveva visto la partecipazione anche della Guardia di Finanza ed era scattata il 14 maggio 2015 colpendo appunto la cosca Iannazzo - Cannizzaro-Daponte.
Questa cosca non era ancora stata toccata da provvedimenti giudiziari: con le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia si giunse a formulare accuse pesanti, sortite in sentenza di condanna.
In manette erano finiti decine di esponenti di spicco delle consorterie attive del comprensorio di Lamezia Terme, oltre ad alcuni imprenditori ritenuti dall’accusa collusi con la cosca operante nella zona di Sambiase.
L’unico pentito della cosca Iannazzo dalla sottoscritta difeso, Vescio Matteo, è bene che si sappia, è invece chiuso in carcere per un reato “comune”, non considerato dall’A.G. come fatto inerente la collaborazione con la giustizia e dunque da espiare in carcere.
E siamo alle solite.
I pentiti dentro, i boss accusati dai pentiti fuori: con o senza coronavirus.
E’ sempre e comunque la legge del più forte.
Io ne sono convinta.
I fatti me ne danno conferma-Ma i fatti ,oggi come oggi, sono tanti, troppi e inquietanti.
*avvocato
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