L'installazione di impianti di areazione in grado di garantire il ricambio dell'aria e controllare il livello di umidità avrebbe potuto permettere la riapertura delle scuole in sicurezza, ma "spiace constatare che a nove mesi dalla prima ondata del Covid-19, il governo si accinga a riaprire le scuole il 7 di gennaio con le lezioni in presenza senza che sia stato fatto nulla sull'areazione": lo rileva Giuseppe Valditara, coordinatore di Lettera150, il think tank che riunisce oltre 250 esperti di diverse discipline, nato durante il lockdown per proporre analisi e soluzioni per l'uscita in sicurezza dall'epidemia e per la ricostruzione del Paese.
Che un'areazione basata su impianti adeguati possa garantire la sicurezza delle aule lo indica lo studio condotto da alcuni ricercatori dell'Università di Bologna e pubblicato sulla rivista di Lettera150. La ricerca ha analizzato le condizioni nelle quali le scuole, ma in genere tutti i locali chiusi e i mezzi pubblici, possono abbattere i rischi di contaminazione attraverso condizioni di areazione specifiche. "Il virus SARS-CoV-2 si trasmette tramite goccioline emesse da un soggetto infetto. La letteratura scientifica ha pochi dubbi in proposito", osserva Cesare Saccani, ordinario di Impianti industriali meccanici nell'università di Bologna.
"Ci sono due sistemi - prosegue Saccani - che lavorano in tandem fra loro per evitare che le goccioline emesse da un soggetto infetto si propaghino nell'ambiente" il primo è la mascherina, che blocca le gocce di maggiori dimensioni, e il secondo è creare le condizioni per facilitare l'evaporazione delle gocce più piccole che sfuggono alla mascherina e vengono rilasciate nell'ambiente. Il sistema più efficace per contrastare la diffusione delle gocce di piccole dimensioni "è farle evaporare in tempi rapidi", rileva Saccani.
Un'evaporazione efficace, secondo lo studio, è possibile installando impianti adeguati. La ricerca indica inoltre che, una volta completamente evaporate, le gocce riversano nell'ambiente circostante il loro contenuto di particelle del virus, "ma, così facendo - dice ancora Saccani - si va a ridurre in modo veramente drastico la concentrazione dei virioni stessi nel volume di rilascio, rendendo assai improbabile la contaminazione".
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