Coronavirus. Ugl (Tlc) scrive a Conte sui call center: "Occorre senza indugio fermare le attività"

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images Coronavirus. Ugl (Tlc) scrive a Conte sui call center: "Occorre senza indugio fermare le attività"

  18 marzo 2020 18:32

Il segretario nazionale dell'Ugl (settore Telecomunicazioni), Stefano Conti, ha inviato una lettera a Conte chiedendo al premier un intervento specifico sui lavoratori dei call center.

Si rappresentano, in questo grave momento di emergenza sanitaria, le istanze di decine di migliaia di lavoratori del settore delle telecomunicazioni, in particolare di quello dei call center. Si tratta di donne e uomini, costretti ad operare in emergenza in un clima di
estrema preoccupazione per la propria salute e per la salute dei propri cari. Gli ambienti di lavoro, caratterizzati da postazioni in serie e da una concentrazione di centinaia di persone, sono potenziali punti di diffusione massiva del COVID-19.
Laddove non sono garantite le adeguate misure di sicurezza occorre senza indugio fermare le attività.

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Le aziende che lavorano in outsourcing stanno procedendo con difficoltà ed in alcuni casi anche in modo tardivo, rispetto alle norme da seguire, essendo troppo spesso vincolate alle decisioni delle stazioni appaltanti che tardano nelle risposte o pongono dei dubbi legati
ai dati sensibili per attivare il lavoro da remoto, nonostante sia stato esplicitato a più riprese dal Governo che si sta operando in una situazione unica e straordinaria.

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A noi risulta che i committenti pretendono ancora livelli di performance pre covid-19, sollecitando e applicando i malus per il mancato raggiungimento degli obiettivi e degli standard di servizio. Si tratta in estrema sintesi di penali previste contrattualmente ed applicate in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi produttivi richiesti dalle stazioni appaltanti che, se pur comprensibili in un ordinario contesto di business, risultano paradossali ed alquanto fuori luogo nell'emergenza attuale.

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La marginalità dei Call Center in outsourcing, sempre più spesso motivo alla base di problemi occupazionali, è legata alle variabili di vendita che i committenti fissano allo scopo di acquisire nuovi clienti e che nel complessivo possono cubare fino all’80% dei
fatturati di chi ha acquisito gli appalti. La nostra preoccupazione quindi è che, successivamente all'emergenza, gli effetti negativi
di questa situazione ricadano sulle spalle dei lavoratori, fattore assai probabile quando gli outsourcing inizieranno a fare i conti con il prossimo bilancio di esercizio.

Il call center viene in questo momento considerato "strategico" tanto da essere definito di pubblica utilità; noi conosciamo da sempre il valore e la professionalità di questi lavoratori, ma questo merito vorremmo fosse riconosciuto anche in futuro, affinché fenomeni quali gare al massimo ribasso e delocalizzazioni, che hanno generato migliaia di esuberi in questo settore, vengano definitivamente superati.

E' pertanto necessario a nostro avviso accantonare in questo momento logiche di profitto a tutti i costi, considerato il fatto che molte di queste stazioni appaltanti operano su Concessione Governativa come le società delle telco, o hanno come socio azionista soggetti di diritto pubblico. In questo quadro è pertanto doveroso ricordare i principi che caratterizzano la
Responsabilità Sociale di Impresa e metterli in atto, al fine di garantire che nessuno scarichi in futuro i costi di questa pandemia sulla parte più debole della filiera delle tlc, i lavoratori. E' per questo motivo che Le chiediamo di elaborare un provvedimento opportuno e necessario per i call center, data la strategica funzione che rappresentano per l'Italia.

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