di GIORGIA RIZZO
Fermato durante i controlli delle misure anti Covid-19 e multato perché “lo spostamento non è avvenuto per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute”. Tutto nella norma. Salvo che la persona in questione è senza fissa dimora, come si legge nel verbale dei carabinieri della compagnia di Lamezia Terme. Si tratta, infatti, di un giovane migrante che ha terminato la procedura di accoglienza e che adesso non ha un alloggio dove dormire, né dove passare la propria quarantena, essendo quindi costretto a vagare per la città in cerca di un giaciglio di fortuna per strada.
"Per la persona sanzionata a Lamezia Terme abbiamo già inviato, tramite legale, apposita richiesta a Sindaco, Servizi Sociali e Prefettura di revoca delle sanzioni con individuazione di idonea soluzione abitativa d’emergenza o struttura di accoglienza - ha dichiarato lo Sportello Sociale Autogestito di Lamezia, che è prontamente intervenuto a tutela del ragazzo sanzionato - Ma occorre che Sindaci e Prefetti predispongano degli interventi urgenti, come l’incremento di soluzioni abitative emergenziali o l’aumento dei posti nei dormitori (al momento quello di Lamezia risulta al completo) e, ancora più importante, predispongano misure di prevenzione sanitaria per le persone senza fissa dimora e per gli operatori sociali che operano in tale settore. Facciamo inoltre appello affinché le persone senza fissa dimora non vengano sanzionate per il solo fatto di essere sorprese per strada. Ricordiamo, infine, che il nostro sportello continuerà ad offrire assistenza legale per chiunque abbia subito abusi o simili paradossi durante i controlli"
Intanto sono migliaia le persone senza fissa dimora che in tutta Italia vengono sanzionate perché trovate in strada senza giustificato motivo, senza che a loro venga garantito il diritto ad avere una casa in cui passare la quarantena e anche proteggersi dal virus. Situazione che associazioni e realtà sensibili alla tematica hanno denunciato e per cui stanno intervenendo al fine di incalzare le istituzioni locali e nazionali a trovare una soluzione e garantire a tutti, nessuno escluso, i diritti minimi essenziali.
"Si dice che di fronte all’emergenza sanitaria del Covid19 siamo tutti uguali – sottolinea Antonio Mumolo, presidente dell’Associazione Avvocato di strada Onlus – ma purtroppo non è così. C’è chi ha la possibilità di curarsi, di mangiare con regolarità e di riposarsi e chi no. C’è, più semplicemente, chi può restare a casa per proteggersi dal contagio e chi una casa non ce l’ha. Dallo scorso 15 marzo abbiamo iniziato una campagna per attirare l’attenzione di istituzioni e cittadini sulla situazione delle persone senza dimora. Tante città ci hanno ascoltato e sono molte le soluzioni d’emergenza che sono state pensate per aiutarle ma non basta. Stiamo raccogliendo tantissimi casi di denunce e sanzioni comminate a chi non può restare a casa perché una casa non ce l’ha, e i dati diffusi dalla Fio.PSD (Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora) e dalle associazioni ci dicono che tante persone che vivono in strada si stanno ammalando, non possono curarsi e possono essere loro stessi veicolo di contagio. Con le lettere inviate oggi, firmate da centinaia di avvocati volontari, praticanti e studenti di giurisprudenza di tutta Italia – abbiamo inviato nuovamente la nostra richiesta. Speriamo di essere ascoltati – conclude Mumolo – e che nell’emergenza gli ultimi non vengano dimenticati”.
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