Coronavirus/Riflessioni. Pensando a chi una casa non ce l'ha...

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Valentina Ammirato
  27 marzo 2020 20:49

Ventitreesimo giorno di quarantena. Riccardo, mio figlio 10 anni, è con la testa china sul quaderno a svolgere un tema: “ descrivi come è fatta la tua casa e cosa ti piace di più”.

Ad un certo punto mi guarda stringendo gli occhi con lo sguardo da furbetto che tipicamente ha quando deve farmi un indovinello o sottopormi un quesito, certo del fatto che non saprò rispondere.

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-Mamma, tu preferiresti stare a casa o non avere una casa?

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Cavolo, Riccardo, bella domanda! E si, proprio una gran bella domanda in questo momento.

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Il mio pensiero corre subito a chi un tetto sopra la testa non ce l’ ha….Quanti saranno? Clochard, ragazzi allo sbando, anziani, disoccupati senza più risorse per pagarsi un’ abitazione. Quanti?

Insomma uomini e donne che contro il Virus combattono ogni giorno. Un virus che muta per loro forma e intensità e che prende per alcuni le fattezze del gelo d’ inverno, per altri della solitudine di giorni e notti passate su una panchina, per altri ancora della stupidità umana….tutte mutazioni che uccidono psicologicamente e fisicamente.

9 ottobre 2019: quattro senzatetto uccisi a sprangate a New York, colpiti nel sonno con un tubo metallico.

20 gennaio 2020: clochard sulla cinquantina morto a Novara, ad ucciderlo, il freddo. Poco prima a Natale, ad Asti invece ne era morto uno carbonizzato nel tentativo di scaldarsi in un edificio abbandonato; il 5 dicembre nei pressi di una stazione metro di Milano era invece toccato ad un senzatetto rumeno disabile.

Secondo la Caritas sono cinquantuno mila, e solo in Italia, i senzatetto a rischio freddo; tutte persone alle quali probabilmente poco importa del Covid 19, o che da questo maledetto virus sono terrorizzate più di chiunque altro perché hanno la consapevolezza di esserne più esposte. E non si accorgerebbero neanche di averlo contratto perché con polmoniti, bronchiti, e congestioni varie loro ci combattono ogni volta che il freddo li sorprende avvolti nei loro vestiti poco adatti ad affrontare il gelo, o nelle loro coperte di cartone, o nel loro raggelante pensiero di non potersi permettere una casa.

Una casa: quella che oggi per molti di noi è diventata una prigione e che per loro invece rappresenterebbe la salvezza.

Anche per loro, per non schiaffeggiarli più di quanto il loro destino non abbia fatto già, per omaggiarli di un po' più di considerazione rendendoli meno invisibili di quanto non lo siano.…..Anche per loro, RESTIAMO A CASA. Facciamolo anche pensando alle centinaia di persone e volontari, in numero forse uguale a quello dei medici in prima linea nelle terapie intensive,  che si occupano ogni santo giorno di loro.

E per rispondere a mio figlio: -Tesoro mio, preferisco stare a casa, al sicuro nella nostra casa, che non averne una…E aggiungo: siamo fortunati!

Valentina Ammirato

 

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