Corruzione, il presidente Occhiuto arriva in Procura

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Roberto Occhiuto
  23 luglio 2025 10:17

Vestito blu, camicia bianca e zainetto sulle spalle. Accompagnato di suoi legali, gli avvocati Nicola Carratelli e Figliolia del foro di Roma, Roberto Occhiuto è arrivato in Procura per essere interrogato dai pm. Nessuna dichiarazione, ma a passo svelto lungo le scale verso le stanze dei magistrati. 

Era stato lo stesso presidente  a chiedere di essere sentito in un suo video nel quale aveva annunciato di essere indagato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro. Ad ascoltare Occhiuto il procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e il sostituto procuratore Domenico Assumma.   Si tratta di un'inchiesta della Procura di Catanzaro, coordinata dal procuratore Salvatore Curcio, che vede Occhiuto indagato assieme ad altre 4 persone e che riguarda nomine e incarichi in società di cui faceva parte il governatore assieme ad altri due indagati. Uno di questi è  Paolo Posteraro, ex manager di Amaco, l'azienda di trasporti del Comune di Cosenza, e oggi capo della segreteria di Matilde Siracusano, sottosegretaria e compagna del presidente della Giunta regionale. Poi risulta indagato anche Ernesto Ferraro già amministratore unico di Ferrovie della Calabria.

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 C'è poi l'inchiesta  che interessa la Regione Calabria e che vede già indagato per il reato di corruzione  -nel troncone  investigativo risalente allo scorso mese e di cui oggi riferirà i pm -  il presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto. La nuova ipotesi di reato formulata ora dai pm è quella di peculato e ruota attorno agli incarichi di consulenza nella struttura catanzarese del sub commissario nazionale alla Depurazione, Antonino Daffinà, 63 anni, di Vibo Valentia, esponente di primo piano di Forza Italia in Calabria.

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  Oltre che a lui, il reato di peculato è contestato a Veronica Rigoni, 35 anni, di Creazzo (Vi), segretaria particolare del presidente Roberto Occhiuto; Giulio Nardo, 61 anni, di Vibo Valentia, professore di procedura civile all’Università della Calabria; Tonino Fortuna, giornalista, 47 anni, di Stefanaconi, in provincia di Vibo Valentia. Sarebbero stati tutti assunti nella struttura catanzarese della Depurazione, guidata da Daffinà, quali esperti nell’area digitale e nella comunicazione istituzionale, ma secondo gli inquirenti non avrebbero svolto alcuna consulenza o curato i rapporti con la stampa, pur essendo retribuiti con cifre consistenti.
 

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  L’indagine nasce da un’attività di intercettazione ambientale e telefonica e ha portato anche al sequestro di due computer in uso a Daffinà e ad alcuni telefoni, tra cui quello di Fortuna. per gli inquirenti, Antonino Daffinà si è appropriato di fondi pubblici, adoperandosi per far consegnare il denaro, sotto forma di compensi non dovuti, ai tre consulenti. Sempre Daffinà, in un altro filone della stessa inchiesta, era già indagato per i reati di corruzione e turbativa d’asta in relazione alla proroga della nomina del commissario del Parco naturale regionale delle Serre nella persona dell’ex consigliere regionale Alfonsino Grillo, anche quest’ultimo indagato.

t.a.

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