Cosenza. Donna incinta morì in ospedale, la protesta di Fem.In: "Poteva essere salvata"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Cosenza. Donna incinta morì in ospedale, la protesta di Fem.In: "Poteva essere salvata"
L'ospedale Annunziata di Cosenza
  06 maggio 2021 14:45

Chiedono giustizia le attiviste del gruppo Fem.In Cosentine in lotta per Mariangela Simona Colonnese, la trentaquattrenne di Longobardi deceduta il 20 agosto scorso, quando era al sesto mese di gravidanza, nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Annunziata di Cosenza, che "poteva essere salvata". Le attiviste hanno esposto uno striscione dinnanzi l'ingresso dell'ospedale: "Maria, Santina e Mariangela…basta morire in ginecologia".

Secondo i medici legali, la donna è morta per "un'occlusione dell'intestino tenue da sindrome aderenziale con ansa intestinale incarcerata". Sarebbe stata l'occlusione, dunque, a provocare i sintomi che portarono poi al decesso, sebbene - secondo quanto emerso dalla consulenza tecnica - un corretto e pronto intervento avrebbe evitato l'arresto cardiaco e la conseguente morte della donna e del feto. La Procura di Cosenza aveva iscritto sul registro degli indagati 11 medici, quelli che si sono susseguiti nei turni all'Annunziata, durante il ricovero della donna, e la sua ginecologa di fiducia.

"Mariangela poteva essere salvata. Come lei, - scrivono le Fem.In - probabilmente anche Santina, morta di parto, o Maria morta per un banale intervento dovuto alla rimozione di una cisti; sono tante le donne morte in circostanze simili ma che sono state, in gran parte, dimenticate. Da tempo ne denunciamo gli orrori e ci battiamo affinché la sanità calabrese cambi, con particolare attenzione ai servizi e alle cure per la salute delle donne; servizi e cure che viviamo e, spesso, subiamo poiché ne soffriamo l'assenza, si tratta di quelli più carenti, in prima persona, sulla nostra vita e sui nostri corpi. Tante, troppe sono le vittime di un sistema sanitario che quando non sa dove tagliare, parte dalle donne, da sempre le vittime sacrificali preferite di un sistema di malaffare e privatizzazioni. Ci uniamo alla sofferenza delle famiglie di tutte queste donne, al dolore quotidiano di tutte le altre che sono salve per miracolo, lotteremo fino all'ultimo respiro perché tutto questo non succeda mai più".

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner