Su una cosa, del lungo e a tratti illeggibile “trattato politico-filosofico” dato alle stampe dal presidente della Provincia Abramo, siamo d’accordo: l’Ente – anzi gli Enti visto che è anche sindaco del Capoluogo – viene amministrato come una cosa di famiglia. Continuando nel sistema svelato dall’inchiesta sugli incarichi all’AMC, azienda dove di fatto ha imposto gli appartenenti al suo cerchio magico, il suo principale impegno alla Provincia in questi sette mesi è stato solo quello di sistemare tra staff, dirigenze e incarichi professionali, tutte persone che hanno con lui relazioni di varia natura (geometri, architetti, avvocati).
Non c’è traccia di un disegno di sviluppo della Provincia che dovrebbe caratterizzare un Ente che non è gestionale, ma che dovrebbe puntare tutto sulla programmazione. Ma per Abramo è importante solo trasferire in massa il suo cerchio magico dal Comune alla Provincia, spartire incarichi e poltrone, occuparne quante più possibile (pensavamo fossero 10, invece sono 11 visto che è anche presidente del comitato di sorveglianza su Parco Romani). Lo stesso cerchio magico che tanti guasti ha prodotto al Comune, dal disastro della perdita dei finanziamenti per il nuovo depuratore alla pessima gestione della raccolta differenziata, senza dimenticare l’affare Safe City che rappresenta la sintesi del modo di Abramo di concepire la cosa pubblica come una cosa di famiglia.
Abramo che minaccia di denunciare chi lo critica, Abramo che si sfoga con i giornalisti perché non parlano bene di lui, ormai rappresenta un caso psicologico più che politico. Quando gli comunicheranno a breve che non sarà mai e poi mai il candidato alla presidenza della Regione, il caso assumerà dimensioni tragiche.
La gente si è stancata del suo ritornello che “la colpa è sempre degli altri”. Dopo 22 anni, nessuno crede più alle favole, anche perché il predecessore di Abramo e sempre e solo Abramo.
Per quanto riguarda la polemica sul Parco della Biodiversità e sulla rassegna Settembre al Parco, il presidente della Provincia continua ad emettere gaffe su gaffe, a sciorinare falsità e bugie puntualmente smascherate. Se il Parco è stato abbandonato durante la presidenza di Enzo Bruno, come sostiene Abramo, bisognerebbe ricordare chi aveva la “delega di fatto” e cioè l’attuale presidente del Consiglio comunale Polimeni che ne deteneva addirittura le chiavi. L’allora minoranza, dove sedevano Montuoro e Amendola di Forza Italia, non hanno mai detto una parola su questo.
Abramo dovrebbe avere più umiltà, riconoscere il lavoro e i risultati degli altri, evitando di autobeatificarsi. Mi spiace solo dovere fare una sottolineatura che coinvolge la memoria di una grande persona come Rino Amato. E’ davvero sicuro Abramo di averlo fortemente voluto al suo fianco e di averne valorizzato la figura e la professionalità indiscussa ?
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