Sembra che il COVID abbia messo per così dire “lo zampino” anche sulla tenuta del governo, il quale intanto rimane in carica per lo svolgimento delle attività correnti. Tuttavia, poiché ci troviamo davanti ad un fatto epocale, senza precedenti, tutte quelle misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza epidemica del COVID, e ciò che consegue, come scostamento di bilancio di 32 miliardi di euro, provvedimenti Ristori, la proroga delle cartelle esattoriali, l’allungamento della cassa integrazione e sopra tutto il Recovery Plan, andranno avanti, perché sono provvedimenti eccezionali ed imprescindibili. Al di là delle soluzioni politiche che ne conseguiranno, occorre però far presto, in particolare per il Recovery, che è come un treno che sta per passare e bisogna salire a bordo perché va via; ma bisogna salire a bordo “bene”, con obiettivi precisi e chiari, se vogliamo incidere sugli effetti e sulle tendenze dell’Economia! I progetti del nostro governo devono essere portati chiari a Bruxelles, verificabili e comunque nella cornice delle raccomandazioni dell’Unione Europea.
Per quanto riguarda l’incidenza della situazione sanitaria sull'Economia, la diffusione dei vaccini è iniziata, segnando un importante punto di svolta nella pandemia, portando nuovo ottimismo sulla prossima normalità. Gli operatori sanitari dovranno collaborare sulla scala incredibile dell’assegnazione delle dosi di vaccino e del monitoraggio dei dati. Nuove terapie saranno probabilmente possibili e le misure della salute pubblica rimarranno gli strumenti principali per salvaguardare le vite umane e per la ripartenza di un nuovo modello di Economia. Non si può negare, infatti, che l’Economia sia stata sconvolta come anche “i sistemi educativi” e la vita quotidiana delle persone.
C’è da sperare in un nuovo “revenge shopping”, nell’auspicio cioè che molti consumatori, finora risparmiosi a causa delle incertezze, riaprano i loro portafogli, mettendo mano ai risparmi accumulati, per fruire di beni e servizi di cui hanno fatto a meno di recente, e perché possa essere incoraggiata indirettamente - in un certo senso - anche la crescita.
Lo scenario economico che avremo in futuro è molto impegnativo e affatto tranquillo, per qualunque forza politica che, o dal Presidente della Repubblica o in ultima analisi dalle urne, sarà chiamata a governare.
L’ombra dell’aumento del debito pubblico incombe, ma questo non solo per noi, ma per diversi Paesi sia del vecchio continente che di altri, argomento sul quale mi ripropongo di ritornare in seguito a tappe, attraverso vari passaggi e varie componenti. Si potrebbe ipotizzare una ristrutturazione fiscale nel nostro Paese, con politiche fiscali appropriate, che prevedano “agevolazioni fiscali”, ma non “omaggi fiscali”; ma bisogna concentrarsi anche sulla spesa pubblica. È vero che la Politica Macroeconomica insegna che i risanamenti di bilancio basati sulla spesa possono - a volte - rivelarsi più favorevoli di quelli basati sulle entrate, ma se non vi è una situazione fiscale appropriata non si può promuovere la crescita, e la crescita deve rendere a sua volta compatibile la sostenibilità fiscale.
Insomma la spesa è un elemento fondamentale. Anche l’I.F.M. (in italiano F.M.I. Fondo Monetario Internazionale) in relazione al rapporto fra “spesa pubblica” e “debito pubblico” ha affermato testualmente in un documento empirico “Public debt reduction can support medium-term growth, if it is focused on cuts in non-investment spending” ovvero “La riduzione del debito pubblico può supportare la crescita a medio termine, se si concentra sui tagli della spesa non destinata agli investimenti”. E credo che tali affermazioni siano molto eloquenti.
Walter Frangipane
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