di ANTONIO BEVACQUA
Parte col piede sbagliato la Zes unica Mezzogiorno. E’ di ieri, 22 luglio, il Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate con il quale viene determinata la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile nella Zona economica speciale per il Mezzogiorno. A fronte di quasi 9 miliardi e mezzo di crediti d’imposta, scaturenti dai progetti d’investimento presentati, viene reso noto che la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile da ciascun beneficiario, ammonta solo al 17,6668 per cento dell’importo del credito richiesto.
Ricordiamo che a dare l’avvio all’operazione fu il Decreto ministeriale dello scorso mese di maggio (Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr), in attuazione delle misure disposte dal cosiddetto “Decreto Sud” del 2023 che oltre a realizzare una ZES unica per il Mezzogiorno in sostituzione delle otto già esistenti, disponeva l’istituzione un credito d’imposta a favore degli investimenti che si realizzavano nelle strutture produttive situate nelle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise e nelle zone assistite della regione Abruzzo.
Nel rispetto di tali tipologie di investimento le imprese avrebbero potuto beneficiare di un credito d’imposta che, tanto per citare la Calabria, sarebbe potuto arrivare al 60% delle spese sostenute in virtù di quanto stabilito dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027.
La doccia gelata di ieri dice invece che poiché lo stanziamento dei fondi necessari al sostegno della misura agevolativa ammontava a 1 miliardo e 670 milioni di euro, il tax credit effettivamente fruibile dalla singola impresa, determinato sulla base della percentuale fissata dall’Agenzia delle Entrate dopo aver calcolato il rapporto tra lo stanziamento e l’importo totale dei crediti richiesti, sarà poco più del 17 per cento: un film già visto, quello delle “briciole al Sud”.
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