È il giorno della resa dei conti nel governo. In Senato, il premier Conte ha immediatamente definito «grave» la decisione di innescare la crisi di governo da parte della Lega.
E poi, affiancato sia da Salvini e sia da Di Maio fra i banchi dell'esecutivo, lancia la prima bordata a Salvini: «Il ministro dell’Interno ha inteso perseguire interessi personali e di partito. Sollecitare i cittadini a votare ogni anno è irresponsabile».
Conte, prima degli affondi politici, ha spiegato perché ha deciso di “parlamentarizzare” la crisi del governo gialloverde. «L’unico confronto è in Parlamento né in conciliaboli né nelle piazze». Dopodiché si leva i sassolini altri sassolini dalle scarpe. «Questa crisi interrompe un’azione di governo che procedeva operosamente, questo governo era nato per intercettare l’insoddisfazione dei cittadini», ritornando con il pensiero al voto del marzo 2018. «Un ampio disegno riformatore che – ha continuato il professore - ora viene bruscamente interrotto».
Inoltre, lo strappo di Salvini: «Viola il contratto di governo sottoscritto dalla Lega», e poi la tempistica. «I tempi della crisi, in pieno agosto comporta elezioni anticipate in pieno autunno. Il rischio di ritrovarsi in esercizio provvisorio è altamente probabile. E inoltre interviene in un momento delicato di interlocuzione con le istituzioni europee», ha detto Conte riferendosi alla nomina del commissario “italiano” dell’Unione Europea.
Conte ha ricordato forse uno dei momenti più delicati del suo incarico, mettendo le carte in tavola: «La vicenda russa oggettivamente merita di essere chiarita sul piano internazionale», rimproverando a Salvini di averlo lasciato solo e senza informazioni quando da presidente del Consiglio ha deciso di riferire in Parlamento ma senza il diretto interessato. Quel fatto ha segnato Conte, tanto che rivolge anche ai Cinque Stelle l’accusa di non essere stati proprio corretti. Si ricorderà quando i pentastellati hanno abbandonato l’aula durante l’informativa sul caso dei rubli.
Conte torna su Salvini e veste i panni del professore: «Non abbiamo bisogno di persone con pieni poteri» ma piuttosto di persone «con il senso delle istituzioni», rivolgendosi al ministro dell’Interno alla sua destra. E poi anche la “lezione” sull’uso dei simboli religiosi durante i comizi da parte di Salvini sono condotte di «incoscienza religiosa».
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736