Cristopher Cavur: "Il Santo Natale non arriva per inerzia, va vissuto anche pensando agli ultimi"

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  19 dicembre 2025 11:15

Riceviamo e pubblichiamo nella versione integrale la signifcativa nota ricevuta dall'architetto Cristopher Cavur

"Esistono parti della nostra città in cui il Natale non arriva per inerzia.
Non si manifesta attraverso vetrine illuminate o melodie diffuse nell’aria, ma prende corpo soltanto quando qualcuno decide di farsene custode.

In questi luoghi il tempo delle feste non è un evento automatico: è una scelta consapevole, un atto di responsabilità collettiva.

A sud del capoluogo, in quartieri segnati da fragilità profonde e spesso invisibili, il Natale si costruisce giorno per giorno grazie all’impegno di chi educa, accoglie, ascolta. Insegnanti, famiglie, volontari. Donne e uomini che, senza proclami, tengono aperta una porta dove tutto sembrerebbe spingere alla chiusura.

Quest’anno ho avuto il privilegio di partecipare a un momento di condivisione all’interno di una scuola di questo territorio. Un luogo che non è soltanto un presidio educativo, ma una vera e propria architettura di protezione e speranza. Qui, settantasette bambini vivono la scuola come l’unico spazio realmente stabile della loro quotidianità: un luogo in cui sentirsi visti, accolti, riconosciuti.

Nel periodo natalizio, questi sguardi cercano ciò che altrove spesso manca: un segno di continuità, un rito, una promessa di bellezza possibile. Cercano, in fondo, la certezza di non essere soli.

Sono arrivato con l’intenzione di donare giochi e libri. Me ne sono andato con la consapevolezza di aver ricevuto molto di più.

A guidare ogni preparativo c’era la voce appassionata di una docente, Responsabile del plesso “Corvo” prof.ssa Elisabetta Stefanelli, che in una lettera rivolta ai colleghi ha saputo catturare l’essenza profonda di ciò che questa comunità scolastica rappresenta. Sono parole che meritano di essere ricordate: quelle di chi, pur stanco e travolto dalla burocrazia, dalle riunioni, dalla frenesia delle classi, non dimentica che:

“Noi siamo il loro Natale”.

Non un compito, non un’attività di calendario: una missione.
Una missione alta, nobile, preziosa.

In quella scuola ogni gesto, anche il più semplice, diventa architettura sociale: un mattone di fiducia, un ponte di cura, una finestra aperta sulla possibilità. Gli insegnanti ne sono i custodi quotidiani. Sono loro a trasformare un corridoio rumoroso in un luogo di incontro, una palestra in un teatro, un cartellone colorato in un rifugio per l’immaginazione. Sono loro a incarnare quello spirito autentico del Natale che spesso dimentichiamo: rispetto, tenerezza, carità semplice, amore, fratellanza.

Il mio dono, piccoli oggetti preparati per settantasette bambini, è stato solo una goccia in questo grande mare di dedizione.

Ma è nelle gocce che nascono i cambiamenti, soprattutto quando la comunità decide di muoversi insieme.

Durante la consegna, ho visto occhi brillare non per il valore materiale dei regali, ma per ciò che rappresentavano: l’idea che ci sia qualcuno che pensa a loro, che li vede, che li considera importanti.
E in un quartiere dove spesso la vita procede “sul filo teso delle difficoltà”, questo non è un dettaglio: è un seme.

Da architetto, credo nel potere degli spazi.

Da cittadino, credo ancora di più nel potere dei gesti.

E questo Natale ho visto come entrambe le cose possano intrecciarsi per costruire qualcosa di più grande: un senso di appartenenza, un abbraccio collettivo, una comunità che non rinuncia alla speranza.

Alla Dirigente Scolastica, prof.ssa Maria Riccio e ai Docenti, che ogni giorno portano avanti questa missione con coraggio e delicatezza in un contesto particolarmente fragile, va il mio più sincero ringraziamento.

A questi bambini, che con la loro energia instancabile ci ricordano ciò che conta davvero, va il mio impegno a non dimenticare.

Perché il Natale, in fondo, è questo: tenere unito ciò che è fragile,
illuminare ciò che è oscuro, costruire ciò che ancora non c’è.

E farlo insieme. Sempre.

 

Arch. Cristopher Cavur


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