
Ieri l’udienza davanti al giudice dell’udienza preliminare Alfredo Ferraro, durante la quale gli avvocati dell’imputato, Luigi Falcone e Giuseppe Bubbo, chiedono il differimento per verificare con l’Ufficio di Procura la possibilità di arrivare al patteggiamento o eventualmente optare per il rito abbreviato
20 novembre 2020 17:27di EDOARDO CORASANITI
Calunnia ai danni del figlio e omicidio stradale. Le accuse mosse a Marcello Talarico, 49 anni di Petronà, tornano a materializzarsi ieri mattina nel giorno dell’udienza preliminare a Catanzaro.
L’episodio che lo porta in Tribunale è l’incidente avvenuto la notte del 10 agosto 2018 a Cropani e che provoca il decesso di Raffaele Gnutti, 18 anni, alla guida di un ciclomotore. Una tragedia che sconvolge l’intera comunità.
Ma se oggi a processo c’è Marcello Talarico, in una fase iniziale i riflettori degli inquirenti si concentrano sul figlio.
Perché la notte del 2018 i carabinieri arrivano sul luogo dell’incidente mortale e prendono nota di quanto gli viene raccontato: da quanto detto ai militari, a guidare sarebbe stato il figlio e dunque a lui sarebbe stata riservata l’accusa di omicidio stradale.
Il quadro indiziario però cambia nei mesi successivi, quando chi indaga si rende conto che il figlio arriva a Cropani solo nei minuti successivi rispetto all’incidente. Da quanto emergerebbe anche grazie dai tabulati telefonici, il figlio si sarebbe precipitato a Cropani dopo esser stato avvisato dell’incidente. Arrivato lì, insieme al padre, avrebbero descritto una dinamica diversa da quella di cui ora la Procura e i carabinieri sono convinti: per i due, la notte del 10 agosto avrebbe guidato il figlio mentre Marcello si sarebbe trovato al lato passeggero.
Nei mesi scorsi il fascicolo cambia direzione: il figlio viene prosciolto mentre a finire sotto la lente d’ingrandimento è Marcello Talarico, il quale avrebbe cercato far ricadere la responsabilità sul figlio.
Ieri l’udienza davanti al giudice dell’udienza preliminare Alfredo Ferraro, durante la quale gli avvocati dell’imputato, Luigi Falcone e Giuseppe Bubbo, chiedono il differimento per verificare con l’Ufficio di Procura la possibilità di arrivare al patteggiamento o eventualmente optare per il rito abbreviato.
Le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Domenico Chianese, Anselmo Mancuso, Vito Carioti.
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