Dall’Unione Giuristi Cattolici italiani l’invito ad un futuro di pace

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  18 ottobre 2025 15:05

di FRANCESCO IULIANO

C’è un’alternativa alle scelte di riarmo e guerra, e le proposte della società civile, nazionale ed internazionale, sono strade possibili e concrete per costruire un futuro di pace. 

E’ stata sicuramente questa l’idea centrale di ”Addio alle Armi”, il convegno organizzato dalla sezione di Catanzaro dell’Unione Giuristi Cattolici italiani (Ugci) sul un tema quanto mai attuale e con un obiettivo preciso: quello di avviare un dibattito ed una riflessione su questi temi, esaminandone ed approfondendone gli aspetti etici, sociali, giuridici e religiosi e con il fine di promuovere la cultura della pace come bene prioritario dell’umanità.

Un incontro allestito nella sala congressi della Casa delle Culture del Palazzo della Provincia di Catanzaro.

In apertura dei lavori, le introduzioni dell’arcivescovo metropolita della diocesi di Catanzaro - Squillace, monsignore Claudio Maniago e del presidente dell’Ugci di Catanzaro, avvocato Pantaleone Pallone.

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”In un’epoca in cui siamo quotidianamente sconvolti e interrogati dalle immagini e dalle notizie di conflitti e guerre che dilaniano diverse parti del mondo - ha detto Pantaleone Pallone -, le parole del Salmo 85, tratto dalla Bibbia ci ricordano non solo l’ideale a cui tendere, ma sottolineano quanto sia fondamentale il nostro impegno  per promuovere il dialogo e difendere quei valori essenziali che la guerra minaccia di distruggere.

È proprio in questo contesto che il nostro incontro assume un significato ancora più profondo: Andare oltre, oltre l’impotenza che si crogiola nel dolore, che si lascia ammaliare e fa perdere il senso delle proprie responsabilità. Il nostro obbiettivo in questo nostro incontro, aperto alla collettività, è sollecitare il desiderio di “guardare oltre”, oltre noi, i nostri limiti, le nostre preoccupazioni.

Guardare oltre l’insopportabile eco della guerra che raggiunge le nostre case, ma non ci fa sentire le urla - ha aggiunto - non ci fa percepire la disperazione, non ci fa cogliere la paura di chi scappa. Dobbiamo bandire la rassegnazione sconsolata. “Guardare Oltre” deve diventare per noi un monito e un Ideale, per riuscire insieme, a stanare l'indifferenza.

L’indifferenza infida consigliera delle buone intenzioni, che trova terreno fertile in una società fatiscente e banale. L’indifferenza, ha contaminato il nostro senso di responsabilità: l’inconcepibile è diventato ordinario. Ed allora, in un mondo che diventa sempre più primitivo può reggere solo la fermezza dell’uomo capace di manifestare il suo dissenso nel rispetto delle regole.

Noi non possiamo rimanere indifferenti, all’urlo della disperazione che descrive con superba maestria l’insolenza del male. Tutto questo orrore che flagella il mondo non può e non deve essere fronteggiato con l’indifferenza. Dobbiamo sentire un brivido dietro la schiena e porre fine a questo inumano scandalo”.

A seguire hanno relazionato monsignore Salvatore Cognetti sul tema “Il diritto umano alla pace: la fraternità spegne la guerra”; il professore Paolo Carnuccio su “Sistemi e modelli di giustizia penale e la guerra”; il professore Domenico Bilotti su “La Pace di Sant’Agostino, non astrazione ma ordine e armonia viva nella società”; l’avvocato Francesco Iacopino su “Diritto internazionale umanitario e diritti umani: punti di incontro”; il professore Luigi Mariano Guzzo su “La pace nel Magistero della Chiesa cattolica: da Francesco a Leone XIV”; il professore Antonio Viscomi su “Il lavoro via per la pace e la speranza”. 

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Due le sessioni introdotte dalla vicepresidente dell’Ugci di Catanzaro Elisabetta Chiriano, e dalla componente del direttivo dell’Ugci di Catanzaro,Giovanna Diaco.

In apertura anche i saluti delle autorità e dei rappresentanti di enti ed associazioni del territorio.

Le conclusioni sono state affidate al professore Alberto Scerbo.
”Un tema attualissimo quello del disarmo e della pace - ha commentato Alberto Scerbo -, che richiama principi e valori universali che sono principi innanzitutto di carattere giuridico, cioè la tutela dei diritti fondamentali, la tutela dei diritti umani e poi mette in campo un'idea fondamentale da un punto di vista generale che è quello della giustizia e dell'uguaglianza e anche della serenità di vita. Quello che si è voluto fare, è soffermare l'attenzione sulla possibilità di trovare una soluzione diversa che sia quella della guerra. La guerra viene considerata spesso e volentieri come se fosse quasi un istinto naturale dell'uomo e connaturata all'uomo.In realtà non è così, cioè la guerra è connaturata all'uomo come all'uomo è connaturata la pace.

In realtà non c'è questa idea della natura maligna, della natura cattiva degli uomini.

Spesso e volentieri sono giustificazioni che vengono utilizzate essenzialmente per dare un significato a qualcosa che in realtà non appartiene alla vita dell'uomo e all'esistenza umana.

Quindi si giustifica attraverso condizioni naturali, attraverso l'idea che questo è qualcosa che appartiene all’uomo. In realtà le cose non stanno in questa maniera.

Bisogna alzare la voce contro quelle che sono le narrazioni e i racconti abituali, che vengono fatti. Bisogna soffermare l'attenzione sullo spettacolo della morte, sull'attività di distruzione di massa che viene compiuta. Bisogna tornare a guardare, a riaprire gli occhi e non rimanere indifferenti rispetto a ciò che è accaduto nel corso del tempo e che continua ad accadere.

Noi siamo abituati a vedere i morti nel Mediterraneo, siamo abituati a vedere le sofferenze degli immigrati, ci siamo abituati a vedere la morte di bambini per fame e di guardare ai bombardamenti che vengono fatti, alle distruzioni delle città come se fosse uno spettacolo quasi da videogioco.

In realtà - ha aggiunto - dobbiamo riprendere a manifestare il senso di umanità profonda che invece deve accompagnare la vita e l'esistenza dell’uomo e soprattutto cercare di capire che c'è la necessità innanzitutto di recuperare gli aspetti essenziali della vita dell’uomo, ciò che rappresenta la nostra vita.

La natura dell'uomo spesso, ma anche di recuperare il senso del diritto, perché negli ultimi tempi si è andato affermando la necessità che è quasi dell'inutilità del diritto internazionale in maniera particolare.

Il diritto internazionale ha grandi difficoltà, ma il diritto internazionale serve, perché le regole che sono condivise dagli stati, le regole che sono condivise e dovrebbero essere condivise dalle comunità dei popoli, sono le regole che possono garantire la pace. Dobbiamo insistere per evitare che gli accordi di tregua diventino degli accordi interessati o degli accordi provvisori in attesa della prossima riapertura di un nuovo conflitto”.

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