Depurazione Catanzaro, Carlone: "Per il Comune e per i tempi della giustizia ho dovuto chiudere un'azienda fiorente"

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Intervista al titolare dell'Idc che ha in corso un lungo contenzioso con il Comune di Catanzaro, che ammonta a 900 mila euro. L'udienza di appello è stata rinviata al 2025. Lui: "Sfiduciato dalle Amministrazioni comunali a cui ho semplicemente chiesto di vedere la vicende carte alla mano"

  16 dicembre 2023 19:48

Sfiduciato dalla condotta del Comune di Catanzaro e dai tempi biblici della magistratura. Un mix micidiale che Francesco Carlone, titolare dell'Idc, che da anni sta lottando come le Amministrazioni comunali per vedersi riconosciuto un credito per lavori straordinari sul depuratore di una quindicina di anni fa, a cui si aggiunge il sistema giustizia lumaca. Dopo una sentenza di primo grado favorevole (arrivata a otto anni di distanza), proprio in questi giorni c'era l'udienza di appello. Risultato? Tutto rinviato a marzo 2025. Il contenzioso sfiora i 900 mila euro. 

L'intervista che proponiamo è stata realizzata nei giorni antecedenti.

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Carlone, lei che rapporti ha avuto con il Comune di Catanzaro? "Sono stato il delegato di una società partenopea, delegato per trattare con l’Amministrazione, nel caso di specie con il Rup sia tecnicamente e sia dal lato economico. Ero un po’ l’appaltatore nell’appalto di secondo grado. Gli anni di riferimento sono il 2007, il 2008 e primo bimestre 2009. L’appalto complessivamente era di 3,5 milioni di euro".  

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Ha avuto altri rapporti con l'Ente? "Nel 2010 ho avuto l’opportunità, proprio grazie alle attestazioni di regolare esecuzione rilasciate precedentemente dal Rup Morelli e dalla dirigente Ritrovato, ho avuto l’opportunità di partecipare in Ati a un altro appalto".

Cosa e quanto le contesta il Comune? "Abbiamo un contenzioso su 345 mila euro per lavori straordinari. Come mai non mi paghi, visto che queste somme sono dovute per ordini di lavoro che il Rup ha emesso? La società partenopea e io per conto della stessa li abbiamo eseguiti. Fatti i lavori c’è stato un verbale di avvenuta esecuzione dei lavori a regola d’arte. Parliamo di 41 fatture e altrettanti verbali di costatazione. Emesse le fatture ci sono le determine di pagamento, con relativo capitolo di spesa perché la copertura finanziaria c’era. Oggi ci avviciniamo a 900 mila euro in caso di soccombenza del Comune di Catanzaro".

L’Amministrazione ha sostenuto che questi verbali sono stati puntualmente contestati? "Io non li ho mai visti. Dove sono? Perché non li hanno allegati in fase di opposizione. Le contestazioni sono state solo dichiarate ma non esistono i documenti. Avrebbero dovuto contestare anche la fattura, cosa che non è avvenuta. Aggiungo io: sarà la Corte dei Conti poi a verificare tutto questo. Ribadisco, noi abbiamo fatto 345 mila euro di lavori e li abbiamo fatturati. Queste fatture sono tuttora giacenti. Solo nel 2015, tre anni dopo l’atto ingiuntivo si presume – senza produrre i documenti – che queste fatture sono state contestate".

Come catanzarese sono contribuente e diciamo che posso comprendere la scelta del Comune di contestare in giudizio un presunto credito. Se poi avrà ragione il privato lo stabilirà un giudice.Ci sono stati più incontri al Comune ma non è seguito nulla. I fatti risalgono alle passate Amministrazione, ma la nuova – purtroppo- non è di meno. Ho chiesto dei tavoli di incontro con le carte in mano. Invito l’Amministrazione comunale a sedersi a un tavolo. Con l'Amministrazione Abramo la risposta finale la diedero l’allora vicesindaco Ivan Cardamone e l’allora assessore all’avvocatura Danilo Russo che rimandavano alla decisione della magistratura. C’è stata una sentenza di primo grado. Purtroppo conosciamo i tempi biblici della magistratura".

Cosa si aspettava dall'Amministrazione Fiorita, cosa aveva offerto in passato e cosa si aspettava dopo la transazione per i lavori del Ceravolo? "Mi aspettavo un interesse più approfondito. Ho chiesto al sindaco Fiorita un tavolo. Ho offerto il 50% del capitale. Fiorita è a conoscenza di questa situazione? Se vincerò, come ho già detto, darò i soldi in beneficenza. Il cambiamento non c’è. C’è una cattiva gestione. Magari facessero una chiamata. Per avere una risposta a una richiesta di incontro, sapete che ho dovuto attendere 15 giorni e lo ha avuta a mano. Mi aspetto semplicemente quello che ho già detto. Sediamoci con il faldone in mano. Il sindaco Abramo non lo ha mai fatto. Mai uno straccio di risposta".

Cosa ne è della sua azienda? "Nel 2012, con la scottatura che ho avuto, ho dovuto mettere in stand by la mia azienda. Un’azienda fiorente. Perché da allora vivo senza lavorare. Il settore della depurazione è ricco. Basta che ci si applichi per lavorare. La mia azienda non ha avuto nessun contenzioso con il Noa, l’Arpacal, Carabinieri. La mia azienda è andata persino a Maranello".

Cosa direbbe a un giovane? "A un giovane che volesse fare l’imprenditore direi no. Le responsabilità che ti metti sul groppone non ti ripagano. Come mai non partecipano più al Comune di Catanzaro? Come mai all’ultima gara sulla manutenzione del depuratore ha partecipato una sola ditta?"

E i tempi della giustizia? "I tempi biblici della magistratura sono un problema in Italia. Otto anni per il primo grado, nonostante tante richieste di anticipazione. Più tutto il tempo per il secondo grado. Quando leggo sulla stampa gli imprenditori che si suicidano per motivi fallimentari è come se mi suicidassi io. Tutte le volte. Mi sento male, sono fortunato ad aver fatto come le formiche senza dover aspettare questi soldi".  

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