di ANTONIO CANNONE
LAMEZIA TERME - Ci sono rapporti, statistiche e numeri che non lasciano margini a nessun tipo di interpretazioni. E, in questo senso, il divario tra il nostro Sud e il resto del Paese, è segnato marcatamente da quanto afferma il presidente nazionale dell'Udicon (Unione difesa dei consumatori), Denis Nesci.
“Da anni - dichiara - ci troviamo di fronte ad un gap incolmabile tra il Nord e il Sud Italia ma non siamo solo noi cittadini a risentire di questa differenza. Differenza che si manifesta in ambito sanitario, economico, di servizi pubblici oltre che di infrastrutture e trasporti".
Nesci, a tal proposito, tira fuori dati incontrovertibili secondo recenti rapporti a confutare quanto dichiarato.
"I numeri - afferma - parlano molto chiaro. Infatti dagli ultimi dati, meno del 20% dei cittadini italiani hanno un’opinione positiva sull’andamento dell’economia del nostro Paese, che si traduce in una conseguente mancanza di soddisfazione generale in tutta la penisola. La situazione è purtroppo ancora molto triste soprattutto per gli abitanti del Sud Italia che in tutti questi anni di differenti governi, non hanno mai visto investimenti nel Meridione che potessero incentivare l’occupazione".
A questo punto, il presidente nazionale dell'Udicom chiama in causa anche le istituzioni. "E’ necessario che si sveglino - invita Nesci - e fermino il fenomeno migratorio verso il Nord che è sempre di più frequente, non solo da parte dei giovani ma anche da padri di famiglia che non riescono a trovare lavoro e mantenere i propri figli. E’, inoltre, preoccupante l’aumento dell’abbandono precoce del percorso di formazione, soprattutto nelle regioni del Meridione, per non parlare della percentuale di bambini che frequentano l’asilo, soprattutto in Calabria e in Campania. Il Rapporto sull’economia e la società del Mezzogiorno diffuso ad inizio agosto, rappresenta l’Italia come una penisola spaccata in due. Nord e Sud due universi paralleli dove al Nord il Pil dovrebbe crescere, seppur di poco, mentre al Sud viaggerebbe all’inverso. Non bisogna dare la colpa ai giovani del Sud perché il potenziale e la voglia c’è, altrimenti non andrebbero al Nord per lavorare, devono essere però messi nella condizione di restare. Per questo motivo – conclude Nesci – bisogna insistere con le istituzioni e con il Governo affinché i giovani del Sud possano lavorare nella loro terra d’origine”.
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