Docente aggredita a Catanzaro, "se denunci farai una brutta fine"

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Foto di archivio di un'automobile dei carabinieri di Catanzaro

La donna da anni denuncia lo spaccio di droga e gli altri episodi di microcriminalità commessi nel quartiere di Pianocasa dove risiede

  28 agosto 2023 09:30

Ha sempre combattuto con denunce alle forze dell’ordine e alla procura. Lo ha sempre fatto mettendoci la faccia.

Lei, 48 anni, è una docente di materie letterarie presso un istituto di istruzione secondaria superiore della città, da 23 anni impegnata nella formazione delle nuove generazioni, assolutamente convinta che solo l'educazione alla legalità e al rispetto del prossimo, possa servire ad una forte rivoluzione civile e rinnovato senso dello stato e del bene comune nel nostro “martoriato territorio”, così come lei stessa lo definisce.

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Qualche giorno fa, l’ennesima aggressione. Anche questa denunciata ai carabinieri in oltre 3 ore di deposizione.

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“Dopo anni di persecuzioni legate all’occupazione abusiva di appartamenti popolari, spaccio di sostanze stupefacenti nel  quartiere, appropriazione indebita di strade pubbliche e piazzali del demanio, minacce, insulti e angherie di ogni genere, oggi che sono fragile e affetta da anni da patologia cronica degenerativa - racconta - mi hanno aggredito alle spalle intimandomi di non parlare più con la polizia altrimenti farò una "brutta fine" e mi hanno sbattuto la testa contro il pannello della cappelliera dell' auto, mentre rimanevo bloccata dalle loro gambe alla mia macchina senza possibilità di muovermi". Eppure, come spiega la docente, "nessuno ha visto né sentito, nessuno parla per paura di ritorsioni". 

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Siamo nel popoloso quartiere popolare di Piano casa, tra via Garibaldi Gariani e via Boccioni, di fronte alla scuola primaria, lungo la strada principale che porta al centro della città, a solo un chilometro e mezzo dal centro storico. 

Era  la notte del 25 agosto scorso, intorno alle tre e mezza, quando, di rientro a casa da una serata al mare, la donna è stata  aggredita alle spalle  con violenza, bloccata da due ragazzi che le hanno premuto il viso con forza contro il portellone posteriore della sua auto,  intimandole, come racconta, "di smettere di segnalare alle forze dell'ordine gli atti di vandalismo che avvengono nel quartiere e lo spaccio di sostanze stupefacenti, altrimenti avrei fatto una brutta fine".

"Riesco a scalciare e metterli in fuga: erano poco più che ragazzini tra i 17 e i 20 anni. Ho la forza di rientrare in auto, chiamare il 112 , che prontamente arriva con una pattuglia. Fanno i rilievi e scandagliano la zona  ben conosciuta dagli inquirenti, perché risiedono persone agli arresti domiciliari, e negli anni passati sono avvenuti diversi incendi dolosi ai danni delle auto parcheggiate proprio vicino la scuola elementare e, come ultimo episodio di vandalismo, la devastazione della aiuola pubblica antistante la cabina Enel, curata amabilmente da un anziano della zona"

"I carabinieri - racconta ancora la donna - chiamano gli operatori del 118, che in 10 minuti arrivano con un medico sul posto e controllano i miei valori vitali e prestano il primo soccorso. Vengo trasportata subito dopo al pronto soccorso dell'ospedale Pugliese Ciaccio e sottoposta a visita medica e radiografie craniche e al collo, con prognosi di 10 giorni e analgesici con prescrizione di collare".

Oltre allo spavento, per la donna  la rabbia e l’impotenza di aver subito addirittura un’aggressione fisica che si poteva evitare, "se come deterrente vicino ai luoghi di interesse pubblico, come la scuola elementare o la cabina Enel, fossero installate delle telecamere di videosorveglianza. Infatti dal 2014 ho sempre segnato gli episodi di vandalismo ai danni delle vetture parcheggiate e le minacce subite attraverso biglietti lasciati nella mia buca delle lettere, del tipo "vai via, lascia l'appartamento o farai una brutta fine" o i graffiti fallici eseguiti abilmente sulla portiera della mia auto o gli escrementi lasciati davanti alla mia abitazione e alla mia auto".

Denunce, tante. Sempre.  E sempre mettendoci la faccia. 

 

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