Ribaltone nella vicenda della Domus Aurea di Chiaravalle centrale. Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso della Rsa e annulla i provvedimenti adottati dall'Asp di Catanzaro. La struttura del catanzarese diventò un caso regionale nel corso della prima ondata del Covid-19, quando, fra fine marzo e inizio aprile dello scorso anno, scoppiò un focolaio che provocò tanti contagi e numerose vittime fra gli anziani ospiti. Un fatto accompagnato da tante polemiche perché si persero parecchi giorni prima di decidere il trasferimento dei pazienti in una struttura pubblica, dopo diversi rifiuti la scelta ricadde sul Policlinico. (LEGGI QUI LA RICOSTRUZIONE DEGLI EVENTI)
Contestualmente all'emergenza pandemica nacquero i problemi 'amministrativi' per la Rsa. Infatti l'Asp di Catanzaro decise di "sospendere il procedimento di formazione del contratto", all'epoca era il 2020, avendo come presupposto l'avvio della procedura di revoca dell'accreditamento, competenza che invece spetta alla Regione. Il Consiglio di Stato ha fatto notare nella sua decisione: "il provvedimento di sospensione è stato adottato dal’ASP su indicazione della Regione che le intimava di attendervi nelle more della verifiche sulla sussistenza dei requisiti di autorizzazione ed accreditamento. Come emerso dall’istruttoria disposta dal Collegio - si legge ancora-, dopo numerosi mesi dall’adozione del provvedimento di “sospensione” contestato in primo grado nessuna determinazione è stata al riguardo adottata dalla Regione, il che pure appare al Collegio privo di spiegazione considerata la estrema delicatezza dei profili anche di salute pubblica coinvolti".
In sostanza i giudici contestano la scelta di una "sospensione sine die, infatti, oltre a contraddire i caratteri di provvisorietà e temporaneità propri del provvedimento, finirebbe per comportare un sostanziale ed implicito ritiro del provvedimento abilitativo, senza tuttavia che siano assicurate le garanzie di partecipazione e contraddittorio e in assenza degli accertamenti sostanziali che una così grave determinazione richiede; si avrebbe –e così pare al Collegio sia stato nel caso all’esame- uno sviamento dalle finalità che è consentito perseguire attraverso l’esercizio del potere di sospensione". Infine, avvertono: "Resta ferma la responsabilità dell’Amministrazione di definire il procedimento di revoca da numerosi mesi pendente e di farlo nel rispetto di tempi compatibili con la estrema delicatezza degli interessi pubblici coinvolti, gravemente compromessi se, ove ci fossero state responsabilità della struttura ricorrente per i gravi fatti accaduti, le stesse non fossero contestate e accertate con le modalità procedimentali prescritte dalla legge, tempestivamente assumendo le determinazioni conseguenti".
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