Don Andrea Perrelli, lettera ai miei morti: “Catturato dai dormienti”

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images Don Andrea Perrelli, lettera ai miei morti: “Catturato dai dormienti”

  26 aprile 2025 19:48

di DON ANDREA PERRELLI

Cari dormienti, come Cappellano, vi chiedo scusa se approfitto della vostra ospitalità, come sempre, ma desidero intrattenermi un po' con voi, dopo le Solennità Pasquali e il rito della sepoltura del Venerato Santo Padre Francesco, il Papa della Speranza. Non voglio farvi perdere tempo. Ne avete poco, la preghiera di lode incessante, vi assorbe. Rispondetemi solo restando con me, in questa "ora", così drammatica per il nostro camposanto, mentre io, seduto su una panca della nostra Chiesa, in mezzo agli strobili che profumano di cipressi sempre verdeggianti, vi affido le mie confidenze. Sò, che siete abitatori del silenzio, e consegnate i vostri silenzi profondi, all'eloquenza della parola, sempre ricca di conquiste e speranze, dove si scommette una bella provocazione, che regola le aritmetiche del tornaconto, gestendo una ragioneria di un comportamento silenzioso e disgustoso.

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L'obitorio racchiude con tanti frammenti, anime di amore, ma parafrasando il Priore di Barbiana, "faccio strada a voi, senza farmi strada". Non siete "usa e getta". Siamo giunti a tale grado di menefreghismo che si pretende, di elevare a livello di purezza il "fetore", di solidarietà ad un corpo cadavere, ma carico di eternità, nell'eterno infinito, snaturando l'intima essenza della carità, piegandola ad una libidine di arrogante potere, verniciandola con una oscena maschera di misericordia, con l'illusione di riscattarsi, da un'interminabile inverno.

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Quanti silenzi buffi!!!. Il vento dei morti, semina giustizia nella verità, indignazione, nel cui oceano si sta facendo naufragio!!!. Gli occhi prosciugati di lacrime, sono inabili alla contemplazione, il cuore trasuda dolore, dove terra benedetta, cipressi odoranti, strobili, sono la trilogia di un'esistenza dolorosa e dolorante. L'obitorio, è come i ghiacciai eterni dell'Ermon che, se si sciogliessero, spofonderebbero con paurose tracimazioni, rompendo gli argini, l'arsura dell'intera Palestina, verrebbe definitivamente risolta. Io chiedo tutto per voi. Ma non per orgoglio: per sovraccarico di amore. Donando tutto senza calcolo, non accantonando oggi frammenti oscuri di tempo, allo scopo di ritirare domani interessi di gloria per l'eternità.

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Tutto ciò, io lo porterò con me, nella bisaccia del Cappellano, pellegrino di speranza, in parole di verità e di angoscia. Quando mi si chiederà qualcosa, spero di non aver null'altro da dare che questo: ne prestigio ne potere, ma solo terra santa, dove le nostre spoglie mortali, vengono collocate con la fronte rivolta al cielo e con le mani congiunte in atto di preghiera, è la terra della speranza in cui la Croce sta per guardia e il Cielo per volta!!!, Cipressi e strobili carichi di eterno.

Dormienti, che celebrate Pasqua, nella Gerusalemme Celeste, siete irritanti, mettete a disagio, vi rendete antipatici, perché annunziare  in Gesù, la risurrezione dei morti, disturbate perché prendete la parola. Siete fastidiosi perché portate un messaggio sconcertante e mettete in discussione le consuetudini pigre, la prepotenza dei potenti, dove il cuore ha perso la capacità di piangere,  non esiste maturazione politica, affetto, simpatia, in un volgare palcoscenico di religionismo. L'obitorio, è simile ad un "ospedale di campo", dopo una battaglia, in cui ci sono molti morti. 

"...In questo giorno, vorrei che tornassimo a sperare, ad avere fiducia negli altri, anche in chi non ci è vicino, con usi, modi di vivere, idee, costumi diversi, da quelli a noi più familiari, poiché siamo tutti figli di Dio. Anche noi siamo chiamati a partecipare alla vita che non conosce tramonto, in cui non si udranno più fragori di armi ed echi di morte". (Messaggio Urbi et Orbi, Pasqua 2025, del Santo Padre Francesco). 

E, allora, Vescovo Vitaliano, tu che sei il Patrono della città e custode del cimitero, e sei caro al Signore, perché non provochi un fenomeno simile, con la tua "Sacra Manna" scongelando i silenzi, rendendoli costruttivi e operativi, esondando la sala mortuaria, rendendo il Camposanto, un cataclisma di fosse e di loculi. Vescovo Vitaliano, Dormienti, si è fatto tardi. Nella chiesa non c'è nessuno. I passeri cantano sui cipressi. Vi voglio bene. Da morire, con la forza della fiaccola della Fede, unita alla Speranza, nell'attesa della Carità Misericordiosa. Santa ed eterna gioia, nella Bellezza Eterna.

Il vostro Cappellano.

 

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